Paolo Ferrario, sulla miserabile vicenda di coloro che hanno confezionato e poi diffuso il video del bambino prelevato a scuola da agenti di polizia in esecuzione di un’ordinanza della sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia, 11 ottobre 2012 (con epilogo del 23 marzo 2013)

premessa (scritta il 25 marzo 2013)

la vicenda (che è giudiziaria a causa dei conflitti genitoriali della sacra famiglia italiana, ma che è innanzitutto psicologica per il bambino) ha avuto un ulteriore esito:

  • sentenza della Cassazione che ha accolto il ricorso della donna e ha disposto un nuovo processo d’Appello davanti alla Corte di Brescia.
  • I giudici della Cassazione si sono pronunciati sulla questione della sindrome di alienazione parentale (Pas), che i giudici del merito avevano ritenuto decisiva per toglierlo alla mamma, attribuendogli un “forte conflitto di fedeltà nei confronti della madre” e “un ingiustificato rifiuto di rapporti con il padre”. Hanno stabilito che le critiche alla Pas “non sono state esaminate nel provvedimento impugnato” disattendendo “la necessità che il giudice del merito, ricorrendo alle proprie cognizioni scientifiche, ovvero avvalendosi di idonei esperti, verifichi il fondamento, sul piano scientifico, di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale” da La Repubblica )

Nulla cambia della mia successiva argomentazione.

Basterebbe leggere fra le righe del comportamento della madre così come riferito da Repubblica:

Ieri sera ci sarebbe stato un momento di tensione fra i genitori, proprio quando la madre è andata a prendersi il figlio.  La donna, non avendo trovato subito il bambino nella casa-famiglia di Padova dove è ospitato, si è presentata a casa del padre, fino a ieri unico affidatario, mostrando copia della sentenza dei supremi giudici che avevano cassato il decreto della Corte d’Appello di Venezia. “Lui – ha detto, riferendosi all’ex coniuge – ha richiuso subito la porta, ma il bambino ha sentito la mia voce ed è uscito dalla casa, salendo nella mia macchina”.

Titolo della storia: come distruggere il figlio in nome del dominio materno e paterno

Paolo Ferrario,

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Non avrei mai riportato in questo Blog la miserabile vicenda del video del bambino prelevato a scuola da agenti di polizia in esecuzione di un’ordinanza della sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia, trasmesso nel programma televisivo “Chi l’ha visto?” e rimbalzato su giornali e siti web.

Tuttavia una serie di commenti “professionali” che ho letto qua e là, mi inducono, molto a malincuore (perchè avrei preferito vedere finire nel “nulla comunicativo” sia la vicenda che il folle eco che sta avendo) a mettere per iscritto alcune annotazioni.

Il mio punto di vista su questa vicenda è ben diverso da quelli prevalenti.
La spettacolarizzazione di un simile evento è il problema.
Il visionante  televisivo ignorante (nel senso letterale “che ignora”) è il problema.
Le televisioni e i giornalisti a contratto (e quindi alla ricerca dello spot) sono il problema.
Gli effetti devastanti sulla cultura dei servizi sono il problema.

La diffusione virale del video e il solito coro degli “indignati” della domenica sono il problema.

Dovrebbe essere noto nella cultura operativa dei servizi che alle spalle di provvedimenti di quel tipo ci sono – salvo eccezioni poi sanzionabili – decisioni ponderate e sofferte e condivise (servizi sociali e magistratura). E supportate da casistiche di decenni. Azioni intraprese sulla base della esperienza.
Che poi il MODO usato dai poliziotti sia da correggere ed “educare” è tutto un altro discorso e su questo (ma solo su questo) convengo. Anche se mi preme sottolineare che a trascinare il figlio oggetto del desiderio era il padre (documentato in un servizio televisivo dalla 7)
Nell’osceno video lo spettatore ignaro vede una scena di allontanamento. Ma proviamo a pensare quello che NON vede..

Vede lo spettatore cosa succedeva a quel minore nella “santa famiglia” che tutti lodano?

Vedono questo gli spettatori?

Inoltre: cosa ne sappiamo di quanto è certamente documentato nelle relazioni psicosociali di un quinquennio?

Le regole della difesa del minore ANCHE CONTRO LA SUA FAMIGLIA sono una conquista. non una regressione. e la coppia istituzionale “servizio sociale/magistratura” non prendono mai queste decisioni a freddo e a cuor leggero.
Non tutte le famiglie funzionano bene. Si chiamano famiglie disfunzionali. Sono tante, soprattutto in tempi di figli unici, Ed i trattati di psicopatologia sono zeppi di analisi di come sono fatte le relazioni al loro interno.

Mai sentito parlare di violenza psicologica?

Quella che si nasconde sotto le carezze?

Dalle poche e frammentarie informazioni che trapelano, la contesa dei due genitori, con effetti probabilmente devastanti sulla psiche del ragazzino, dura da 8 anni.  Meno male che la ministra Cancellieri è donna di buon senso e dice: vediamo cosa diranno le indagini che ho chiesto sulla vicenda. C’è solo da sperare che l’esito non sia la solita litania accusatoria sui magistrati e la favoletta da bar delle “assistenti sociali che portano via i bambini”.
Non è facile andare CONTRO il senso comune (“la famiglia è sacra” , anche se rissosa e talvolta violentante: come se non ci fosse di mezzo il diritto di famiglia degli anni ’70 e successive evoluzioni). Ed è per questo che il lavoro di assistenti sociali ed educatori è così difficile.

E questo video così sadico, girato da una zia connivente con una delle parti in gioco è semplicemente disgustoso. Ma  ancor più è disgustoso che una trasmissione televisiva (sempre per il fottuto share) gli dia spazio e che un giornale ormai ridotto agli spot come la Repubblica lo rilanci. Solo Fulvio Scaparro (sul Corriere della Sera) è uscito, solo parzialmente,  dal coro dei finti piagnistei.,
Infine: che la gente comune inorridisca posso anche capirlo. La “televisione cattiva maestra”, di cui profeticamente parlava Karl Popper, lo ha fatto bene il suo lavoro di ineducare i cittadini !  La gente comune si accorge della importanza cruciale dei servizi alla persona solo quando ne è toccata. Per il resto del tempo biografico  evade le tasse, è indifferente ai problemi, usa il telecomando per andare sui programmi con le veline, salvo poi inveire (sempre con lo schema degli “indignati” che tanto piacciono ai salottieri )  quando il sistema sociosanitario fa fatica ad essere finanziato e barcolla sotto la pressione dei bisogni.
Ma che i professionisti dei servizi non abbiano capito l’inganno, questo lo trovo davvero stupefacente. Come l’intervistina della professoressa Anna Oliverio Ferraris, che questa volta è stata lei preda della rimozione, o la letterina del professor Guido Martinotti che inveisce contro i poliziotti come un sessantottino attempato.
Sono abbastanza vecchio da ricordare il caso di Serena Cruz  (*) , negli anni ’70 che diede il pretesto ad una scrittrice di valore (Natalia Ginzburg) di scrivere un pamphlet orripilante contro la cultura dei servizi ed il ruolo della magistratura. Quel libro è di certo uno dei suoi peggiori, perchè infarcito di oltraggiosi pregiudizi. Come se per lei le “famiglie” dovessero essere tutte come quelle in cui lei era vissuta. Come se una esperienza propria dovesse essere regola generale.
Mi stupisco che quell’episodio gravissimo (cioè la delegittimazione del lavoro di indagine dei servizi sociali e le connessioni con il sistema giudiziario) non abbia insegnato nulla.
Sento che il ragazzino dovrà stare (se la vandea delle manifestazioni che si stanno organizzando lo consentiranno) in comunità per almeno un anno.
Sono certo che starà meglio lì, invece che nella arena da corrida che gli hanno confezionato la madre farmacista ed il padre avvocato.

L’augurio è che le sue ferite siano perlomeno medicate, in attesa incerta delle cicatrici. E se questo succederà sarà solo per gli operatori che gli staranno intorno.

Paolo Ferrario

* Ferrario PaoloLa bambina contesa: il caso Serena Cruz“, in La gazzetta di Como, 22 Aprile 1989

Informazioni connesse a questo Post:

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Raccolgo qui sotto ALCUNI DEI COMMENTI (che i lettori potranno comunque vedere per esteso cliccando qui) a beneficio soprattutto di qualche giornalista di buon carattere e voglia di apprendere e che magari vorrà “informare” e non solo “giudicare”:

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Quel video mi ha scatenato una moltitudine di reazioni, in primo luogo la sorte di quel bambino preda dei due genitori, vittima di una guerra di rancori e di ricatti proprio da parte di chi ha la responsabilità di tutelare il suo sviluppo e la sua crescita. Subito dopo ho pensato con amarezza che “al peggio non c’è mai fine”, cioè ho capito che c’era stata tanta premeditazione nel costruire/filmare quella scena.
Il gioco era fatto, tutti i canali, i programmi, i talk show si sono buttati a capofitto sul dramma, sbranando ogni brandello del caso; giornalisti esperti, opinionisti ecc pronti a giudicare, valutare, condannare, parteggiare , violando ogni angolo del privato, ogni regola di riservatezza, scavando, scrutando…e in quel momento ho pensato al bambino che si è visto sbattuto in prima pagina.
Ho pensato al suo dramma e al suo stato confusionale e poi ho pensato al difficile travaglio vissuto da operatori e magistrati nel prendere una decisione di tale portata.
Nelle attività e nei processi di sostegno alle famiglie in difficoltà messe in essere dai servizi sociali, sociosanitari e dalla magistratura l’allontanamento costituisce per fortuna un segmento residuale ed è sempre l’ultima spiaggia.
Ma la comunicazione è spietata, ha regole inconciliabili con la complessità e la delicatezza delle situazioni in cui quotidianamente gli assistenti sociali si imbattono. I servizi costituiscono ancora, nonostante tutto, una grande risorsa per il nostro paese ed è proprio vero li apprezziamo solo quando ne abbiamo bisogno.
Mi sono quindi ricordata di quanto lavoro abbiamo fatto come CNOAS su questa area, proprio per dare giustizia ad un serio impegno di molti colleghi, con repliche, denunce , incontri con l’Ordine dei giornalisti e via di seguito per giungere ad azioni più mirate.
A questo proposito voglio allegare il prodotto, così faticosamente costruito, di un tavolo tecnico su cui mi piacerebbe riaprire l’interesse , per questo motivo ho risposto alle tue sollecitazioni utilizzando la tua mail personale
Si tratta delle “Linee Guida per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore” sottoscritte da CNOAS, CSM, Consiglio Nazionale Forense, Anci, Associazione Nazionale Magistrati, e Magistrati per i minori e per la Famiglia, ANCI, Ministero del lavoro e delle Politiche sociali —> https://mappeser.com/2012/10/14/linee-guida-per-la-regolazione-dei-processi-di-sostegno-e-allontanamento-del-minore-a-cura-del-consiglio-nazionale-dellordine-assistenti-sociali/
Questo lavoro è stato promosso dal Cnoas da me presieduto attraverso un Manifesto di allarme sociale diffuso per richiamare l’attenzione dei diversi soggetti interessati istituzionali e non sulla difficoltà dei servizi, sulla condizione degli operatori , sulla crisi delle relazioni familiari e sui drammi familiari che sempre più spesso si consumano nel silenzio —>https://mappeser.com/2012/10/14/manifesto-di-allarme-sociale-sulla-condizione-delle-famiglie-e-dei-minori-a-cura-di-franca-dente-per-lordine-nazionale-degli-assistenti-sociali/
Puntare sulla prevenzione e sulla mediazione dei conflitti doveva essere la strada per contenere le tensioni familiari, tutelare minori e prevenire tragici epiloghi.
Le linee guida volevano e voglio essere uno strumento per costruire sinergie tra servizi, magistratura, forze dell’ordine; condividere obiettivi, modalità operative. Dovevano essere promosse dai CROAS per riprodurre localmente tavoli di confronto , individuare criticità, migliorare la qualità degli interventi e evitare in maniera decisa interventi del tipo riprodotto nel video.
Su questi temi si sono diffusi percorsi di formazione continua in molte regioni con coinvolgimento congiunto di assistenti sociali, magistrati, avvocati, psicologi-
Grazie per avermi permesso di riprendere un argomento a me molto caro.

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La mancata cooperazione da parte dei familiari in casi come questo(separazioni e contesa per l’affidamento) porta a tali episodi, dove nn c’è il reale interesse per la SALUTE del bambino, ma solo la volontà di far prevalere la PROPRIA RAGIONE. Noi professionisti del sociale siamo nell’occhio del ciclone, in lotta continua, troppo spesso senza collaborazione da parte degli stessi interessati
La popolazione non è cosciente della delicatezza e della profondità con cui vengono valutate le situazioni, prese le decisioni, emanati e realizzati provvedimenti. Non si interessano neppure. E chi riporta le notizie dovrebbe almeno avere la decenza di informarsi adeguatamente sull’argomento che tratterà.

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Tutta questa vicenda mi ha fatto venire in mente (e non sarà un caso) la lunga strada che percorrono gli aspiranti genitori adottivi insieme ai tecnici, alla magistratura, agli enti preposti ecc. , prima di arrivare all’adozione.
Quando parlo con qualcuno di loro, a volte colgo il risentimento per le lungaggini dell’iter, per il peso dell’attesa, qualche volta anche per la qualità non sempre buona della relazione con i professionisti.

Oggi mi è venuto da pensare : “Spero che escano comunque da questa vicenda (quelli dichiarati idonei) con una certezza che sarà di grande aiuto a loro e al bambino. La certezza che non era un loro diritto averlo, mentre è sacrosanto il diritto di quel bambino ad avere dei genitori, e che siano “sufficientemente buoni “.
“I tuoi figli non sono figli tuoi, sono i figli e le figlie della vita stessa … Sono vicini a te ma non sono cosa tua”…(K.Gibran)
Sarebbe stato bello che da qualche penna giornalistica – anche modesta – fossero uscite poche parole, solo per ricordare questa verità sul rapporto di filiazione, di qualunque natura esso sia.

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Franca Olivetti Manoukian, sabato 13 ottobre 2012:

A me tutta la vicenda però apre , o meglio rinnova ulteriori constatazioni su come i servizi e gli operatori, in particolare quelli dell’area tutela minori che da decenni si impegnano in questo campo, abbiano poco contribuito a diffondere e sviluppare una cultura dell’infanzia, una competenza diffusa e capillare ancorata ad alcuni punti cardinali su come riconoscere e trattare le situazioni di disagio familiare .
Se ci si propone realmente di tutelare i diritti dei bambini che sono i diritti soggettivi, di cittadinanza, diritti ad essere considerati a tutti gli effetti degni di usufruire di adeguate condizioni di crescita, di salvaguardia della salute, dello sviluppo fisico e psichico…… non è pensabile che questo possa avvenire soltanto attraverso interventi (repressivi, contenitivi, terapeutici.. di qualsiasi genere ..) fatti da esperti e specialisti, da autorità istituzionali più o meno forti e legittimate.
Se non si riescono a costruire degli atteggiamenti collettivi che si rifacciano a criteri meno superficiali e banali di leggere che cosa accade nei rapporti tra adulti e. bambini, tra generazioni, ma anche tra cittadini e istituzioni …. credo che sia inevitabile che si ripresentino conflittualità che finiscono per essere esacerbate, palleggiamenti, e rinvii che poi diventano valanga a cui non si riesce a porre freno o a cui si finisce per porre freno con modalità che esaperano le tensioni anzichè contenerle.
Penso che non sia possibile assumere come indiscutibile che la famiglia sia il luogo più adatto per far crescere, ma credo anche che non sia possibile assumere il contrario e cioè che ci siano genitori totalmente indegni e volontariamente assassini nei confronti dei figli
Fra l’altro ci sono in giro dei bei film che mettono in luce queste questioni: ad esempio genitori irreprensibili in Monsieur Lazar e un genitore terribile in Sapore di ruggine e ossa.
Mi domando se i servizi e gli operatori sociosanitari , ma anche scuola e tribunale, polizia compresa, si rappresentano che il loro lavoro non può consistere tanto e soltanto nel “salvare” il bambino perchè non siamo in grado di sapere esattamente che cosa gli consentirà di crescere (quando comunque è stato segnato da esperienze traumatiche) : per la loro collocazione perchè vengono a contatto diretto e ravvicinato con tante situazioni inguaiate e difficili hanno la possibilità di introdurre e far sperimentare dei modi differenti di rapportarsi tra adulti e bambini e anche tra adulti che stanno intorno ai bambini

 

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Avv Lucrezia Mollica:

Con meno rabbia cerco di ripensare ai fatti di Cittadella.
Apprendo che c’è un altro video che offre una diversa lettura.
Apprendo che la zia e mi pare il nonno materno sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale…
Mi ritorna alla mente un caso di molti anni fa: separazione consensuale, bimbo affidato al padre ( e di fatto alla nonna paterna) ampia possibilità di incontri con la mamma.
Tuttavia il clan paterno si chiude a riccio sul bimbo, si appropria anche della sua mente e il piccolo rifiuta la madre.
Lottiamo con tutti gli strumenti che la giustizia ci offre, ma non vogliamo che i Carabinieri vadano a prelevare il bimbo per far valere i pur sacrosanti diritti della madre.
Risultato finale dopo anni di battaglie giudiziarie?
Una sentenza storica: la madre ottiene un “risarcimento” di € 50.000,00 per il danno ( peraltro mai incassati e depositati a favore del figlio!) ,costituzionalmente garantito, di non poter vedere suo figlio. Ma perderà alla fine ogni contatto con il bimbo, ormai divenuto ragazzo e che non la vuole più vedere,
Chi ha vinto? Chi ha perso? Credo che abbiano perso tutti e soprattutto il ragazzo, orfano di una madre viva.
La Sindrome di alienazione genitoriale esiste, eccome!
E quando si arriva a dichiararla non se ne esce più: un tessuto troppo liso non può essere ricucito.
Non bisogna arrivare a questi livelli.
Occorre pensarci prima.
Noi avvocati, che siamo in prima linea con i nostri clienti , dobbiamo evitare di fomentare il conflitto.
Invito chiunque sia interessato a qualsiasi titolo a cliccare su google : Diritto Collaborativo: scoprirà un modo nuovo di lavorare.
L’unico possibile per prevenire situazioni irrimediabili come quella di Cittadella, dove la ricerca del colpevole non porterà certamente sollievo al piccolo Leonardo.
Un’ altra riflessione: ancora più terrificante appare l’allontanamento violento da una famiglia quando “i contendenti” non sono i due genitori, che comunque accampano un giusto diritto, ma una famiglia affidataria, che ha cresciuto per anni un minore, e una nuova sconosciuta famiglia adottiva dall’altra o anche una famiglia d’origine per troppi anni assente.
Una bimba è stata scaraventata su una macchina della polizia, anni fa, e protetta neanche fosse Totò Riina per allontanarla irreversibilmente da affidatari che avevano avuto il torto di accoglierla neonata e non volerla perdere per sempre.
Risultato: una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ( Moretti Benedetti contro Italia, Cedu 2010) che ha condannato l’Italia a risarcire questi affidatari.
Ancora una volta il denaro per risarcire il danno provocato dall’incompetenza degli adulti che hanno gestito queste situazioni.
Mi domando il senso di tutto ciò-..
In commissione Giustizia Camera sonnecchia da tempo una proposta di legge ( Atti Camera 3854 e altre accorpate) che vuole proprio proteggere il diritto dei minori al rispetto dei legami d’affetto…..
Chiedo ai politici di non lasciarla morire con la fine della legislatura: affrontate il problema della continuità della vita affettiva: contribuirà a creare domani degli adulti più solidi.
Spero che, spenta la fiammella di emozioni suscitata dal caso di Cittadella, tutto non torni nel silenzio.
Grazie
Avv Lucrezia Mollica

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ho finalmente letto il tuo commento sulla triste vicenda di Padova. Sai come la penso sulla famiglia e sui figli e quanto male abbia fatto il familismo amorale per la crescita morale e culturale di questo povero Paese. Aggiungerei una noterella sull’uso distorto delle nuove tecnologie: oggi con uno smartphone tutti possono fare i giornalisti ed è così che la zia, parte in causa quanto la madre del povero bambino conteso, si è sentita in diritto di azionare la telecamerina e di inviarla a qualche giornale. Questi ultimi che cosa hanno fatto? in nome della democrazia della rete si sono limitati a rilanciarlo, mercificando ulteriormente a loro esclusivo vantaggio (il primo a postarlo è stata “La repubblica”? complimenti al faro della sinistra radical-chic italiota) tutta la vicenda.
cambiano i mezzi, in sostanza, ma la leggenda dell’assistente sociale cattivo e della magistratura crudele resta intatta. eppure il giornalista dovrebbe contribuire a sfatarle le leggende, non a tramandarle di generazione in generazione, secondo un principio tribale che non dovrebbe essere ammesso in una società figlia dell’Illuminismo.
Speriamo solo che il bambino possa recuperare un po’ di serenità in maniera che possa diventare un adulto equilibrato.

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Da ass.soc. che ieri pomeriggio ero a casa con la mia bimba malata ho potuto fare zapping tra rai 1 dove c’era il padre e canale 5 dove c’era la madre. Continuavo a “zappingare” incredula a quello che vedevo: ci credo che il giudice ha messo il piccolo in casa protetta, proteggendolo da questi “due”!

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da nonno con nipoti che vivono in famiglia separata, e che spera di non dover mai vivere situazioni analoghe, condivido in pieno il tuo saggio giudizio di esperto in materia

Hai espresso esattamente quello che in questi due giorni di artefatto clamore televisivo ho pensato anch’io.

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mi sono ritrovata più volte a parlarne con varie persone unica contro l’idea comune che ha generato un video del genere. Purtroppo siamo alle solite. Le persone hanno la brutta abitudine di credere alle notizie in tv come se fossero parole della Bibbia e di fermarsi unicamente a ciò che viene detto o mostrato. Purtroppo molti non si chiedono cosa ci sia dietro ad una certa decisione e quindi traggono le conclusioni velocemente e spesso anche sbagliate.

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fuori dal coro e soprattutto tiene conto dell’interesse del minore che in questo momento va protetto dalla contesa dei genitori. D’accordo anche sul preparare le forze dell’ordine che si sono ritrovate nella trappola degli adulti.

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come tu sai, non sono un operatore del settore, sono un “mezzemaniche” alle prese con tasse e numeri, ma nella mia trascorsa esperienza di sindaco del mio paese, purtroppo, in più occasioni, ho vissuto, coinvolto le tragedie dei minori nelle famiglie disastrate ed ho imparato che la spettacolarizzazione od anche il solo renderle di pubblico dominio, stimola la parte peggiore dello spettatore; grazie della saggezza e sobrietà.

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Dare una notizia è un conto, ma esasperare un fatto senza esaminare il contenuto è cattivo giornalismo e cattiva televisione. In questo modo si cerca di creare due fronti opposti come delle tifoserie calcistiche, lasciando il pubblico nell’ignoranza assoluta dei fatti che stanno a monte: matrimoni come società di fatto che si possono sciogliere a piacimento, procreare figli e sentirsene padroni come dei pupazzi di peluche, usare mezzi moderni per poter divulgare urbi et orbi fatti di estrema riservatezza. Le trasmissioni televisive si reggono su fatti estremi, come per esempio il caso di Avetrana provocando poi le gite domenicali per curiosi sadici vittime a loro volta di mancanza di cultura umanistica. Essendo ormai antico, mi viene quasi voglia di chiedere di fermare il mondo per poter scendere.

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Da responsabile di un servizio tutela minori non posso fare altro che sentirmi totalmente in sintonia con quello che ha scritto. E ne sono davvero rincuorato.

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Credo che su molti fronti ci sia un vero calo di professionalità e umanità. Il giornalismo vero poi, credo sia defunto. Un augurio speciale al piccolo Lorenzo, ringrazio  per aver centrato il problema, dopo tanto dire e commentare sui vari Blog.

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hai toccato il “cuore” del problema, che aveva smesso di battere per un attimo (almeno il mio), di fronte all’ennesima vicenda di “cannibalismo mediatico”. Ma che dopo il tuo articolo ha ricominciato ad avere un ritmo, cadenzato da spazi e tempi diversi: il tempo della condivisione, lo spazio del confronto tra operatori e non, il tempo dell’indignazione e della riflessione sulla necessità di fermarsi per poi ripartire, trasformando in valore aggiunto, le risposte che stanno arrivando al tuo post, e sono tante, e ne sono molto felice e rassicurata.

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Concordo pienamente con quanto lei dice. Quando è stato trasmesso il video, chi stava a fianco a me mi ha chiesto cosa ne pensavo, da assistente sociale. Era evidentissimo il comportamento negativissimo della zia del bambino, al lmite dell’isteria e comunque evidentemente strumentale e plateale. Non si vedeva certo una zia che aiutava il nipotino in una situazione così particolare, quindi non si vedeva una zia “buona”….tutt’altro. Ora, che mi rendessi conto io, da professionista, che sicuramente qualcosa non aveva funzionato, e che i poliziotti non erano la “gestapo” (parole della zia), è nella norma. Così come è nella norma che i comuni cittadini/telespettatori invece vedessero il tutto come un’azione gratuitamente violenta, con poliziotti/carnefici e parenti disperati, visto che non venivano date le dovute e corrette spiegazioni. Ma non è nella norma (o forse lo è) che dei giornalisti professionisti non abbiano vagliato il video prima di mandarlo in onda, dando in pasto alla collettività poliziotti/gestapo, giudici/inumani, e assistenti sociali/rubabambini, è gravissimo. Questa continua diffamazione mediatica è sempre più dannosa e sempre meno sopportabile.

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44 commenti

    1. grazie claudia. avevo ed ho bisogno di conforto da parte di persone che si occupano del problema. ho bisogno di verifica sulle mie opinioni

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  1. Grazie Prof. condivido in pieno il suo pensiero. Da ass.soc. che ieri pomeriggio ero a casa con la mia bimba malata ho potuto fare zapping tra rai 1 dove c’era il padre e canale 5 dove c’era la madre. Continuavo a “zappingare” incredula a quello che vedevo: ci credo che il giudice ha messo il piccolo in casa protetta, proteggendolo da questi “due”!

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    1. garzie maristella. e così i due coniugi maltrattanti vanno alle ,televisioni del pomeriggio !!!
      ecco la televisione cattiva maestra di cui parla karl popper!
      concordo del tutto con te: solo la comunità potrà medicare le ferite sanguinanti del bambino. ancora una volata saranno i servizi a servire il minore e non certo i contendenti sull’arena delle dinamiche del possesso. spero che gli operatori dei servizi veneti sappiano far valere le loro ragioni di fronte al muro vociante che i mass media gli stanno costruendo addosso. cordiali saluti

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  2. Caro Paolo, da nonno con nipoti che vivono in famiglia separata, e che spera di non dover mai vivere situazioni analoghe, condivido in pieno il tuo saggio giudizio di esperto in materia- Hai espresso esattamente quello che in questi due giorni di artefatto clamore televisivo ho pensato anch’io. Mi permetto di condividere sulla mia pagina FB. Grazie Gigi

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    1. grazie tantissime gigi. mi piace tanto questa tua stupenda capacità di osservazione: non ti sei fatto ingananre dalla televisione. io credo che noi dobbiamo sempre andare oltre quello che vediamo. in questo caso mi è stato facile: da 40 anni vedo il lavoro degli operatori sociali (in coppia con i magistrati minorili, che sono giudici specializzati) e quindi l’inganno era sotto gli occhi. ma poi c’è una elemento illuminante: ed è l’interesse vitale di quel bambino di vivere NONOSTANTE I LORO GENITORI. un caro saluto, paolo

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  3. Concordo perfettamente…mi sono ritrovata più volte a parlarne con varie persone unica contro l’idea comune che ha generato un video del genere. Purtroppo siamo alle solite. Le persone hanno la brutta abitudine di credere alle notizie in tv come se fossero parole della Bibbia e di fermarsi unicamente a ciò che viene detto o mostrato. Purtroppo molti non si chiedono cosa ci sia dietro ad una certa decisione e quindi traggono le conclusioni velocemente e spesso anche sbagliate.

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    1. grazie serena. è come dici tu (scusa il tu alla inglese, ma è più facile). occorre ANDARE OLTRE QUELLO CHE VEDIAMO. e qui basterebbe osservare che una vicenda che dura da 8 anni e che è oggetto di indagine da 5 non può essere liquidata da un video. al 90% i servizi funzionano (e con grande fatica di chi vi lavora, perchè lo fanno spesso con scarsi mezzi). ma la televiioone cattiva maestra manda tutto sotto sopra perchè si limita alla superficie. cosa si impara da questa vicenda? che bisognerebbe vedere le relazioni e le motivazioni che hanno prodotto quell’esito. ma è troppa fatica per i giornalisti documentare con stile britannico queste dinamiche. meglio per loro dare in pasto al colosseo il bambino. un cordiale saluto paolo ferrario

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  4. Bravo, fuori dal coro e soprattutto tiene conto dell’interesse del minore che in questo momento va protetto dalla contesa dei genitori. D’accordo anche sul preparare le forze dell’ordine che si sono ritrovate nella trappola degli adulti.

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  5. Condivido completamente quanto hai scritto, come tu sai, non sono un operatore del settore, sono un “mezzemaniche” alle prese con tasse e numeri, ma nella mia trascorsa esperienza di sindaco del mio paese, purtroppo, in più occasioni, ho vissuto, coinvolto le tragedie dei minori nelle famiglie disastrate ed ho imparato che la spettacolarizzazione od anche il solo renderle di pubblico dominio, stimola la parte peggiore dello spettatore; grazie della saggezza e sobrietà.
    Tino

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  6. grazie a te, margherita. tenevo molto a pareri provenienti dalla tua esperienza professionale. e me ne arrivano molti anche in privato. è quello che ho imparato da voi (l’accuratezza dei setting professionali che si mettono in atto in queste situazioni familiari) che mi ha spinto a non stare in silenzio. ma avevo incertezze (derivanti dalla frammentarietà delle informazioni disponibli) che ora si dissolvono. pianno piano, come quando da dentro la nebbia compare un po’ di luce.
    l’interesse del minore anche CONTRO la sua famiglia: è una delle questioni fondamentali delle politiche sociali degli ultimi anni. e un video sadico e giornalisti stupidi mettono sotto accusa tutto questo sistema ormai validato dalla esperienza. ciao e arrivederci, paolo

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  7. caro tino, grazie per le tue parole. mi confermi in una convinzione: il miglioramento della politica italiana parte dai sindaci, che ogni giorno vedono eventi così, li affrontano con mezzi scarsi, ma con intenzioni positive. e tutto questo lavorio (che il 99 %) viene messo in discussione da un video di sadiche zie, nonni con la telecamera e giornalisti per i quali conta la notizia ma non il CONTENUTO DELLA NOTIZIA. un caro saluto, paolo

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  8. Egr. Prof. P. Ferrario, è impossibile non condividere tutto quello da lei scritto.La stupidità delle trasmissioni televisive ha raggiunto livelli insopportabili. Dare una notizia è un conto, ma esasperare un fatto senza esaminare il contenuto è cattivo giornalismo e cattiva televisione. In questo modo si cerca di creare due fronti opposti come delle tifoserie calcistiche, lasciando il pubblico nell’ignoranza assoluta dei fatti che stanno a monte: matrimoni come società di fatto che si possono sciogliere a piacimento, procreare figli e sentirsene padroni come dei pupazzi di peluche, usare mezzi moderni per poter divulgare urbi et orbi fatti di estrema riservatezza. Le trasmissioni televisive si reggono su fatti estremi, come per esempio il caso di Avetrana provocando poi le gite domenicali per curiosi sadici vittime a loro volta di mancanza di cultura umanistica. Essendo ormai antico, mi viene quasi voglia di chiedere di fermare il mondo per poter scendere.
    Cordiali saluti,
    Giuseppe Sardena.

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    1. caro giuseppe, grazie per le sue parole che condivido in ogni sua parte. soprattutto quando parla dei “fronti opposti”. è proprio la divaricazione delle idee (in questo caso basata sulla CATTIVA INFORMAZIONE) che produce il NON PENSIERO. per pensare occorre non limitarsi alla superfice. e lei ha la saggezza per farlo. un cordiale saluto e a presto. pferrario

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  9. CARO PAOLO,
    (USO PER UN ATTIMO LA SPAZIO DI ANNA PER RISPONDERTI )
    SPERO SOLO CHE QUESTO TUO ILLUMINANTE INTERVENTO E I RELATIVI COMMENTI VENGANO LETTI DA QUEI GIORNALISTI/CRONISTI D’ASSALTO CHE TANTO ” MALE ” POSSONO PRODURRE, UN MALE CHE DATA L’IGNORANZA E SUPERFICIALITA’ DI TANTA GENTE…SI PUO’ ALLARGARE A MACCHIA D’OLIO IN UN BALENO…
    GRAZIE PER LA RABBIA MA ANCHE LA SAGGEZZA CHE RIESCI SEMPRE A ESPRIMERE QUANDO S E N T I CHE IL CITTADINO PAOLO , PER LA DIGNITA’ STESSA DELL’UOMO, DEVE ASSOLUTAMENTE PARLARE AL MONDO VIRTUALE ….GRAZIE! CARLA

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    1. cara carla, ti ringrazio per le tue parole. abbiamo la parola per provare a leggere questi eventi. sto ricevendo molte risposte a questo mio intervento. anche in privato, cioè via email. vuol dire che questo sentimento che è girato sulle televisioni ha smosso molte emozioni. ma le emozioni sono difficili da maneggiare: ed è questa la violenza che è stata agita da quella zia, da quel nonno e dalla madre. hanno giocato con le emozioni del figlio e le hanno date in pasto ad una opinione pubblica anestetizzata. io conosco i processi di lavoro sociale che portano a questi esiti. la televisione, invece (ed i suoi giornalisti ignoranti) è una cattiva maestra. e così l’esito è un ulteriore fardello sulla spalle del ragazzino. che è bene che se ne stia in comunità. proprio per creare attorno a lui un nuovo contesto, fuori dai due genitori competitori sulla sua pelle e sulla sua psiche. un caro saluto, paolo

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  10. mi scrive Franca Olivetti Manoukian (che mi autorizza alla pubblicazione):
    condivido le tue considerazioni sulle strumentalizzazioni ottuse e direi quasi perverse che vengono fatte dalla gente e anche da personaggi che probabilmente usano frettolosamente notizie per mantenere visibilità……
    A me tutta la vicenda però apre , o meglio rinnova ulteriori constatazioni su come i servizi e gli operatori, in particolare quelli dell’area tutela minori che da decenni si impegnano in questo campo, abbiano poco contribuito a diffondere e sviluppare una cultura dell’infanzia, una competenza diffusa e capillare ancorata ad alcuni punti cardinali su come riconoscere e trattare le situazioni di disagio familiare .
    Se ci si propone realmente di tutelare i diritti dei bambini che sono i diritti soggettivi, di cittadinanza, diritti ad essere considerati a tutti gli effetti degni di usufruire di adeguate condizioni di crescita, di salvaguardia della salute, dello sviluppo fisico e psichico…… non è pensabile che questo possa avvenire soltanto attraverso interventi (repressivi, contenitivi, terapeutici.. di qualsiasi genere ..) fatti da esperti e specialisti, da autorità istituzionali più o meno forti e legittimate.
    Se non si riescono a costruire degli atteggiamenti collettivi che si rifacciano a criteri meno superficiali e banali di leggere che cosa accade nei rapporti tra adulti e. bambini, tra generazioni, ma anche tra cittadini e istituzioni …. credo che sia inevitabile che si ripresentino conflittualità che finiscono per essere esacerbate, palleggiamenti, e rinvii che poi diventano valanga a cui non si riesce a porre freno o a cui si finisce per porre freno con modalità che esaperano le tensioni anzichè contenerle.
    Penso che non sia possibile assumere come indiscutibile che la famiglia sia il luogo più adatto per far crescere, ma credo anche che non sia possibile assumere il contrario e cioè che ci siano genitori totalmente indegni e volontariamente assassini nei confronti dei figli
    Fra l’altro ci sono in giro dei bei film che mettono in luce queste questioni: ad esempio genitori irreprensibili in Monsieur Lazar e un genitore terribile in Sapore di ruggine e ossa.
    Mi domando se i servizi e gli operatori sociosanitari , ma anche scuola e tribunale, polizia compresa, si rappresentano che il loro lavoro non può consistere tanto e soltanto nel “salvare” il bambino perchè non siamo in grado di sapere esattamente che cosa gli consentirà di crescere (quando comunque è stato segnato da esperienze traumatiche) : per la loro collocazione perchè vengono a contatto diretto e ravvicinato con tante situazioni inguaiate e difficili hanno la possibilità di introdurre e far sperimentare dei modi differenti di rapportarsi tra adulti e bambini e anche tra adulti che stanno intorno ai bambini

    Franca Olivetti Manoukian, sabato 13 ottobre 2012

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  11. Prof. Ferrario la ringrazio infinitamente per questa sua comunicazione. Da responsabile di un servizio tutela minori non posso fare altro che sentirmi totalmente in sintonia con quello che ha scritto. E ne sono davvero rincuorato.
    Andrea Pellegrino

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    1. grazie a lei dottor Pellegrino. Come ho detto a molti operatori che stanno su questi fronti organizzativi il punto nodale è che spessissimo sono i servizi a dover sostenere situazioni estreme. e la miseranda videocrazia che viene attivata con la diffusione virale di queste immagini nuoce al già complicatissimo lavoro che voi fate. in più c’è una cosa gravissima: mentre tutti concionano, giudicano, emettono le loro sentenziette sommarie, gli operatori veneti non possono farlo perchè sono tenuti alla privacy delle loro indagini . e così un qualsiasi guru delel televisioni diventa il nuovo imam delle politiche sociali per le famiglie e i minori. goà: PERCHE’ IL SISTEMA CHE ABBIAMO CREATO E’ QUELLO PER LE FAMIGLIE E PER I MINORI. sono due i soggetti ij causa: certo le famiglie, ma anche i minori come soggetti di diritto. se dalal tempesta di questi giorni si alzzsse più forte la voce del concreto lavoro che i servizi fanno, si potrebbe produrre formazione pubblica anche in una vicenda miserabile attivata da familiari in lotta fra loro e collusivi nell’annullare il soggeto terzo: ossia il loro figlio. grazie ancora per il suo commento che va a rinforzare alcune mie convinzioni. paolo ferrario

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  12. cara franca
    grazie per la tua lettera. Come nel tuo stile tiene largo il ragionamento ed induce a pensare.
    me la sono stampata. la tengo qui sul tavolo e ti risponderò con riflessività. perchè merita attenzione e costruisce apprendimenti.
    un caro saluto
    paolo

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  13. Credo che su molti fronti ci sia un vero calo di professionalità e umanità. Il giornalismo vero poi, credo sia defunto. Un augurio speciale al piccolo Lorenzo, e complmenti vivissimi a Paolo Ferrario per aver centrato il problema, dopo tanto dire e commentare sui vari Blog. Primo articolo davvero intelligente sulla questione. Ciao.

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    1. grazie, cristian, mi conforta sapere che i miei argomenti siano condivisi. è una vicenda perturbante. ma proprio per questo occorre usare empatia (soprattutto per quel bambino palleggiato da due adulti poco genitoriali) e voglia di andare a fondo. vedendo tutti, ma proprio tutti, gli elementi che sono in gioco. un cordiale saluto e buon futuro

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  14. Mi spiace non condividere il parere ed i commenti all’articolo del prof. Ferrario, oserei dire che sono fuori da questo “coro” e forse insulsamente strumentilazzata da giornali e telegiornali. Abito a 17 Km dal luogo del “misfatto” di cui tanto si parla e che come un sasso nello stagno sta coinvolgendo enti provinciali, regionali e nazionali. Ho seguito il “caso” dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” e poi, ancora lungi dalla saturazione ho voluto saperne di più …non so quanto realmente ne sia ora informata o disinformata. Il conduttore di una deprecabile Tv locale, solo ieri sera prendeva “a prescindere” le difese dei poliziotti che sarebbero state i capri espiatori di turno ..Il tale giornalista riprendeva vecchie frasi fasciste in cui i poliziotti diventavano utili ed indispensabili per manntenere l’ordine e far rispettare le leggi ed oggi pomeriggio in un’altra trasmissione Tv nazionale il padre avvocato, si mostrava molto professionale e poco emozionalmente coinvolto dagli eventuali traumi del figlio. Penso al mio vissuto, quando nel 1976, mamma chiese l’intervento di assistenti sociali, sindaco e polizia locale per un ricovero coatto di un fratello che era stato colpito da meningite all’età di quattro anni e, fatto abile al servizio militare, se ne ritornò vittima di violenze psicologiche da parte di commilitoni, alcoolista e violento. NON intervenne nessuno perché fu invocata la Legge 180 e cominciò il calvario per la nostra famiglia. Tutti ne pagammo le conseguenze, genitori e tre figli la cui vita fu intaccata e rovinata per sempre. La cosa si quietò un po’ dopo l’ aiuto di alcuni volontari e medici amici di famiglia grazie ai quali mio fratello acconsentì a farsi “curare”. La stessa situazione si è ripresentata da due a tre anni a questa parte, in seguito al morbo di Alzheinmer di mamma; tale fratello ora cinquantottenne, celibe, a lei legato da sempre in modo morbosamente patologico, ora ha ripreso a bere e non ha più alcun contatto con la realtà. L’assistente sociale del paese, una giovane donna sui trent’anni, si limita a scribacchiar scartoffie e ad … aspettare “il reato” …Il fatto è che con i vari tagli alla Sanità e le false professionalità di questi tempi certe famiglie o ciò che rimane di esse sono abbandonate a se stesse, specie quando le problematiche sono gravi e afferiscono alla sfera psicologica e mentale. Meglio sapere cento verità e farsi la propria opinione che nessuna verità, salvo poi a portar fiori sul luogo del “reato” di morti annunciate ….

    Un’insegnante della scuola superiore in pensione per motivi di salute …(guarda un po’)

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  15. Lettera personale della prof.sa Franca Dente dell’ordina nazionale assistenti sociali (che mi ha autorizzato alla pubblicazione)
    Caro Paolo
    Quel video mi ha scatenato una moltitudine di reazioni, in primo luogo la sorte di quel bambino preda dei due genitori, vittima di una guerra di rancori e di ricatti proprio da parte di chi ha la responsabilità di tutelare il suo sviluppo e la sua crescita. Subito dopo ho pensato con amarezza che “al peggio non c’è mai fine”, cioè ho capito che c’era stata tanta premeditazione nel costruire/filmare quella scena.
    Il gioco era fatto, tutti i canali, i programmi, i talk show si sono buttati a capofitto sul dramma, sbranando ogni brandello del caso; giornalisti esperti, opinionisti ecc pronti a giudicare, valutare, condannare, parteggiare , violando ogni angolo del privato, ogni regola di riservatezza, scavando, scrutando…e in quel momento ho pensato al bambino che si è visto sbattuto in prima pagina.
    Ho pensato al suo dramma e al suo stato confusionale e poi ho pensato al difficile travaglio vissuto da operatori e magistrati nel prendere una decisione di tale portata.
    Nelle attività e nei processi di sostegno alle famiglie in difficoltà messe in essere dai servizi sociali, sociosanitari e dalla magistratura l’allontanamento costituisce per fortuna un segmento residuale ed è sempre l’ultima spiaggia.
    Ma la comunicazione è spietata, ha regole inconciliabili con la complessità e la delicatezza delle situazioni in cui quotidianamente gli assistenti sociali si imbattono. I servizi costituiscono ancora, nonostante tutto, una grande risorsa per il nostro paese ed è proprio vero li apprezziamo solo quando ne abbiamo bisogno.
    Mi sono quindi ricordata di quanto lavoro abbiamo fatto come CNOAS su questa area, proprio per dare giustizia ad un serio impegno di molti colleghi, con repliche, denunce , incontri con l’Ordine dei giornalisti e via di seguito per giungere ad azioni più mirate.
    A questo proposito voglio allegare il prodotto, così faticosamente costruito, di un tavolo tecnico su cui mi piacerebbe riaprire l’interesse , per questo motivo ho risposto alle tue sollecitazioni utilizzando la tua mail personale
    Si tratta delle “Linee Guida per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore” sottoscritte da CNOAS, CSM, Consiglio Nazionale Forense, Anci, Associazione Nazionale Magistrati, e Magistrati per i minori e per la Famiglia, ANCI, Ministero del lavoro e delle Politiche sociali —> https://mappeser.com/2012/10/14/linee-guida-per-la-regolazione-dei-processi-di-sostegno-e-allontanamento-del-minore-a-cura-del-consiglio-nazionale-dellordine-assistenti-sociali/
    Questo lavoro è stato promosso dal Cnoas da me presieduto attraverso un Manifesto di allarme sociale diffuso per richiamare l’attenzione dei diversi soggetti interessati istituzionali e non sulla difficoltà dei servizi, sulla condizione degli operatori , sulla crisi delle relazioni familiari e sui drammi familiari che sempre più spesso si consumano nel silenzio —> https://mappeser.com/2012/10/14/manifesto-di-allarme-sociale-sulla-condizione-delle-famiglie-e-dei-minori-a-cura-di-franca-dente-per-lordine-nazionale-degli-assistenti-sociali/
    Puntare sulla prevenzione e sulla mediazione dei conflitti doveva essere la strada per contenere le tensioni familiari, tutelare minori e prevenire tragici epiloghi.
    Le linee guida volevano e voglio essere uno strumento per costruire sinergie tra servizi, magistratura, forze dell’ordine; condividere obiettivi, modalità operative. Dovevano essere promosse dai CROAS per riprodurre localmente tavoli di confronto , individuare criticità, migliorare la qualità degli interventi e evitare in maniera decisa interventi del tipo riprodotto nel video.
    Su questi temi si sono diffusi percorsi di formazione continua in molte regioni con coinvolgimento congiunto di assistenti sociali, magistrati, avvocati, psicologi-
    Grazie per avermi permesso di riprendere un argomento a me molto caro.
    Un caro saluto
    Franca
    14 ottobre 2012

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    1. cara franca ti ringrazio infinitamente per questo tuo messaggio
      questa mattina mi sono svegliato male sentendo alla radio il pistolotto di scalfari, naturalemnte denigratorio per chi si occupa di servizi sociali
      e , invece , la tua mail mi riconcilia con la giornata
      il punto è proprio questo:
      ci sono due mondi:
      quello della comunicazione basata sulla superficialità ed il linciaggio
      quella della cultura dei servizi basata sul rispetto delle leggi (certo perfettibili) , sui metodi di indagine, sulla cura dei processi ecc
      in questa penosa vicenda i due mondi sono entrati in rapporto
      prima il disinteresse totale
      poi, per un filmino da parenti rancorosi, la massima attenzione mediatica

      ti chiedo di autorizzarmi a pubblicare la tua mail nei commenti: in tal modo rimangono lì tutti i commenti aggregati e chiunque vi potrà attingere peer le proprie riflessioni

      invece pubblico subito i tuoi preziosi documenti
      che sono perfetti anche per uso didattico

      grazie ancora e buona giornata
      paolo

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  16. Caro Paolo,
    ho finalmente letto il tuo commento sulla triste vicenda di Padova. Sai come la penso sulla famiglia e sui figli e quanto male abbia fatto il familismo amorale per la crescita morale e culturale di questo povero Paese. Aggiungerei una noterella sull’uso distorto delle nuove tecnologie: oggi con uno smartphone tutti possono fare i giornalisti ed è così che la zia, parte in causa quanto la madre del povero bambino conteso, si è sentita in diritto di azionare la telecamerina e di inviarla a qualche giornale. Questi ultimi che cosa hanno fatto? in nome della democrazia della rete si sono limitati a rilanciarlo, mercificando ulteriormente a loro esclusivo vantaggio (il primo a postarlo è stata “La repubblica”? complimenti al faro della sinistra radical-chic italiota) tutta la vicenda.
    cambiano i mezzi, in sostanza, ma la leggenda dell’assistente sociale cattivo e della magistratura crudele resta intatta. eppure il giornalista dovrebbe contribuire a sfatarle le leggende, non a tramandarle di generazione in generazione, secondo un principio tribale che non dovrebbe essere ammesso in una società figlia dell’Illuminismo.
    Speriamo solo che il bambino possa recuperare un po’ di serenità in maniera che possa diventare un adulto equilibrato.
    grazie del tuo intervento
    buone ore a te e Luciana
    A.

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    1. grazie, alessandra. mi fa piacere la tua condivisione e le tue osservazioni sull’uso distorto delle nuove tecnologie che ormai condizionano pesantemente le nostre vite quotidiane. in questa vicenda si è mescolato tutto creando disordine. spero solo che il ragazzini veneto trovi nella comunità una società meno irresponsabile ed assente. ciao e a presto, paolo

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  17. …alla lettura della notizia le sensazione provate penso siano state uguali per tutti…dispiacere , rabbia, incredulità ecc. Anch’io mi sono detta, che se è stata presa questa decisione da parte del giudice è perchè sicuramente gli erano stati forniti elementi tali da non poter trovare altra soluzione. Ho letto diverse critiche in merito all’azione della zia per la registrazione e mandata in onda del video, ma ciò sui cui mi sono soffermata a pensare, perdonatemi, non è stato questo ma; cos’è che spinge una persona a rendere pubblica la sua vita? A volte lo si fa per il forte, scusate il termine improprio, “bisogno” di visibilità; altrevolte inveve, perchè è diventato l’unico modo per attirare l’attenzione non tanto dell’opinione pubblilca ma quanto di chi ha il ‘potere di cambiare le cose.
    Cio che voglio dire e che noto che sempre più spesso si fa uso dei mezzi di comunicazione per trovare Giustizia o per trovre in modo diverso strumenti per sentirsi tutelati.
    Basta pensare a tutte le denunce che passano da striscia la notizia o altri programmi.
    Possibile che per sentirci tutelati, ascoltati, rivalutati, dobbiamo ricorrere a questi strumenti? Mi sono chiesta: cos’è che mi avrebbe spinto a fare un tale gesto? La disperazione. Ps: badate bene non sto dicendo che sia giusto o sbagliato ciò che ha fatto la zia, io ho provato solo a soffermarmi sul “perchè”!. grazie.

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  18. Tutta questa vicenda – grazie Paolo di avervi rimesso il riflettore da un’angolazione diversa da quella dei media – mi ha fatto venire in mente (e non sarà un caso) la lunga strada che percorrono gli aspiranti genitori adottivi insieme ai tecnici, alla magistratura, agli enti preposti ecc. , prima di arrivare all’adozione.
    Quando parlo con qualcuno di loro, a volte colgo il risentimento per le lungaggini dell’iter, per il peso dell’attesa, qualche volta anche per la qualità non sempre buona della relazione con i professionisti.

    Oggi mi è venuto da pensare : “Spero che escano comunque da questa vicenda (quelli dichiarati idonei) con una certezza che sarà di grande aiuto a loro e al bambino. La certezza che non era un loro diritto averlo, mentre è sacrosanto il diritto di quel bambino ad avere dei genitori, e che siano “sufficientemente buoni “.
    “I tuoi figli non sono figli tuoi, sono i figli e le figlie della vita stessa … Sono vicini a te ma non sono cosa tua”…(K.Gibran)
    Sarebbe stato bello che da qualche penna giornalistica – anche modesta – fossero uscite poche parole, solo per ricordare questa verità sul rapporto di filiazione, di qualunque natura esso sia.

    Ciao Paolo, un caro saluto.

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    1. ciao patrizia. sono del tutto in sintonia con le tue sottolineature. il tema è proprio questo: le politiche familiari sono passate dal dominio assoluto della familgia (e del pater familia) a quello della tendenziale parità nelle funzio i genitoriali ed in fine a quello della tutela del minore (IN QUANTO PORTATORE DI DIRITTO ESSO STESSO ANCHE CONTRO LA SUA FAMIGLIA se inadeguata o – per esempio – violentante). ma il iornalismo italiano quasto non lo può capire. il giornalismo italiano è solo fondato sulle OPINIONI. oltretutto: più gridate sono meglio è. la vicenda di padova è un episodio esemplare che mette tutte le sfaccettature in luce. avrò modo di analizzarle in futuro, quando il clamore sarà diminuito e alle emozioni superficiali (e quasi tutte improntate al familismo immorale della famligia italiana) si sostituiranno processi di pensiero. processi di pensiero empatici, ma processi di pensiero innanzitutto. e il tuo filo del ragionamento è parte di questa trama. grazie per il tuo scritto e un caro saluto, paolo

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  19. La mancata cooperazione da parte dei familiari in casi come questo(separazioni e contesa per l’affidamento) porta a tali episodi, dove nn c’è il reale interesse per la SALUTE del bambino, ma solo la volontà di far prevalere la PROPRIA RAGIONE. Noi professionisti del sociale siamo nell’occhio del ciclone, in lotta continua, troppo spesso senza collaborazione da parte degli stessi interessati
    La popolazione non è cosciente della delicatezza e della profondità con cui vengono valutate le situazioni, prese le decisioni, emanati e realizzati provvedimenti. Non si interessano neppure. E chi riporta le notizie dovrebbe almeno avere la decenza di informarsi adeguatamente sull’argomento che tratterà.
    Ringrazio Lei professore per aver sfruttato positivamente questo episodio, difendendo la categoria sociale con poche dirette parole.

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    1. grazie a lei dottoressa toso per questo intervento. i suoi argomenti fanno verità sugli eventi di questi giorni. da una parte voi professionisti che state sul fronte relazionale (e che dovete tenere conto delle istituzioni di cui fate parte) e dall’altra una società civile che interviene in maniera superficiale ed “ignorante” solo perchè ha una vetrinetta da dove parlare: i talk show televisivi. io sono in “campo neutro”, essendo solo un formatore, e quindi potevo e ma DOVEVO, nel mio piccolo spazio, dare parola alla vostra voce. temevo di sbagliare nel giudizio. ma i vari commenti pubblici e privati che arrivano mi confermano nella valutazione. la speranza è che , passata la bufera dei giornalistucoli dei vari regimi opinionisti, si torni a ragionamenti pacati, informati, consapevoli , responsabili.un cordiale saluto e buon lavoro. paolo ferrario

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  20. AGGIORNAMENTO Ieri sera a Porta Porta ci ha pensato Simonetta Matone a riportare la questione ad un piano di concretezza: carte alla mano (provvedimento) ha smontato tutti i luoghi comuni che via via si costruivano nel corso della puntata. Esco un pò dal coro e constato, forse perchè mi fa comodo pensare che sia davvero così, che le accuse di cattiva gestione nel caso e nell’allontamento non piovono sopra la professione ma contro la polizia (che non mi sento comunque di accusare). Ieri in trasmissione non è stata messa in cattiva luce la professione se non dall’unica deputata presente che si chiedeva dove fossero i servizi sociali e accusava di far cassa la comunità dov’è oggi ospite il bambino. Forti accuse sono, inoltre, state mosse contro il CTU poichè basa la sua relazione sulla sindrome di pas (da alienazione genitoriale).
    Di sicuro questo caso mi appassiona!!! Troppe interrelazioni ci sono, tutte degne di attenzione.

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    1. purtroppo non ho visto la trasmissione. ma forse la trovo in giro. sono lieto che dalle emozioni incontrollate si passi alla riflessione. ulteriore indizio di come la televisione vada maneggiata con prudenza. grazie infinite per la segnalazione

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  21. Mi permetto di sottoporle la mia ignorante visione della vicenda.
    Credo che, in tutta onestà, il video in questione non mostri nulla di scandaloso ad eccezione delle grida isteriche della zia del bambino che, peraltro, mi paiono pure piuttosto “finte”. La Polizia, organo per cui, da brava figlia di anarchica, non nutro certo grande simpatia, ha probabilmente scelto un momento poco propizio per l’allontanamento ma non è stata “violenta”: forse, senza il padre appeso alle gambe del bambino, sarebbero anche riusciti a contenere il ragazzo in modo più consono alla comune morale.
    Perché, quindi, gridare allo scandalo? Penso che la vicenda abbia, molto banalmente, messo a rischio la privacy dell’italiano medio. Non è il bambino di un immigrato, di un tossico o di un pedofilo ma il figlio di un avvocato e di una farmacista, ovvero un bambino “normale”. Se gli assistenti sociali e la magistratura possono arrivare a lui, allora, possono anche volermi togliere i figli perché ho l’amante, o perché evado le tasse o perché (questa l’ho sentita dire veramente) mio figlio non mangia l’insalata.

    La mia “tesi” della triennale verteva sulla condizione dell’infanzia 0-6 nel mio comune di residenza. Per redigerla ho intervistato anche il vicario del paese e la responsabile del servizio tutela minori; penso sia interessante notare come sia emerso che, per il cittadino medio, sia disdicevole rivolgersi ai servizi sociali per ricevere assistenza mentre sia “normale” cercare aiuto in parrocchia. Mi riferiva il vicario che, anche di fronte ad un accompagnamento, diciamo così, “fisico” della famiglia presso gli organi competenti la famiglia poi sceglieva di rinunciare agli aiuti “istituzionali” per senso di vergogna e perché “non sono fatti loro”.
    Se ipotizziamo che tale senso di alterità dei servizi rispetto alla dimensione sociale della famiglia sia diffusa in tutto il territorio nazionale e a ciò aggiungiamo il fatto, denunciato dagli stessi assistenti sociali, che spesso la mancanza di risorse determina politiche di riduzione del danno “a posteriori”, il binomio “assistente sociale- allontanamento del minore” diventa, secondo me, una plausibile seppur scorretta visione della realtà.

    Per quanto cerebralmente anestetizzati non credo bastino 4 gridolini di una isterica in televisione per generare sfiducia e dissenso nei confronti dei servizi. Credo, piuttosto, che il video abbia solo permesso, al solito italiano da cartolina – che se la prende con il Governo ma continua a votare Berlusconi da 20 anni, si lamenta delle tasse sul lavoro dipendente ma non si fa fare la ricevuta dal dentista e così via – di trovare una valvola di sfogo per il proprio odio nei confronti del Sistema.

    E’ certamente utopico sperare che, nel breve periodo, il cittadino italiano comprenda che “il Sistema” non è un ente metafisico bensì l’insieme delle scelte che scaturiscono (almeno così dovrebbe essere) dalle indicazioni di voto che esprimiamo con elezioni e referendum però, forse, lavorando bene con la prima e primissima infanzia è possibile formare una classe genitoriale che non abbia più paura del lupo cattivo- assistente sociale.

    Buona notte

    Barbara

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  22. buongiorno barbara
    la ringrazio per la sua articolata analisi.
    in questo testo lei fa “vedere quello che si vede nel video” ed è interessante perchè sottolinea le sfumature, le finzioni, l’artifizio dello strumento usato.
    le confesso che mi fa anche piacere la sua antipatia per la solerte zia. posso solo immaginare il ragazzino nelle grinfie di quella accoppiata madre e zia
    la vicenda andrà rielaborata, se ci saranno informazioni maggiori su tutto il processo di intervento messo in atto (dalla segnalazione fino all’allantonamento), riflettendo sulla televisione, i giornali, il web e naturalmante anche il modo di azione delle forze di polizia.
    cessato il clamore torneranno i “toni del pensiero” accanto a quelli della partecipazione empatica per il ragazzino
    le chiedo se mi autorizza a copiare la sua mail nei commenti dei post. se vuole tolgo il suo nome. la trovo interessante per i lettori, che sono davvero tanti: ormai 910 in tre giorni. Segno che gli operatori desideravano che qualcuno parlasse di un altro punto di vista
    ancora grazie e cordiali saluti
    pferrario

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  23. Concordo pienamente con quanto lei dice. Quando è stato trasmesso il video, chi stava a fianco a me mi ha chiesto cosa ne pensavo, da assistente sociale. Era evidentissimo il comportamento negativissimo della zia del bambino, al lmite dell’isteria e comunque evidentemente strumentale e plateale. Non si vedeva certo una zia che aiutava il nipotino in una situazione così particolare, quindi non si vedeva una zia “buona”….tutt’altro. Ora, che mi rendessi conto io, da professionista, che sicuramente qualcosa non aveva funzionato, e che i poliziotti non erano la “gestapo” (parole della zia), è nella norma. Così come è nella norma che i comuni cittadini/telespettatori invece vedessero il tutto come un’azione gratuitamente violenta, con poliziotti/carnefici e parenti disperati, visto che non venivano date le dovute e corrette spiegazioni. Ma non è nella norma (o forse lo è) che dei giornalisti professionisti non abbiano vagliato il video prima di mandarlo in onda, dando in pasto alla collettività poliziotti/gestapo, giudici/inumani, e assistenti sociali/rubabambini, è gravissimo. Questa continua diffamazione mediatica è sempre più dannosa e sempre meno sopportabile. Saluti.

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    1. molte grazie, dottoressa Concu, per il suo intervento. lei dimostra che non solo bisognava “vedere oltre” quello che si vedeva nello spregevole filmato, ma che si poteva anche vedere quello che si vedeva nel filmato. ossia la ziatta parte in causa che usava la telecamera come un’arma di offesa

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