Accadde esattamente un anno fa a Palmira, il 23 agosto.
Cinque giorni dopo aver decapitato il 18 agosto su una piazza Khaled al Asaad, 81 anni, considerato il massimo esperto siriano di antichità locali, ex direttore e custode volontario del sito archeologico, l’Isis distrusse uno dei principali templi dell’antica città.
Toccò al tempio di Baalshamin («Il signore del Cielo», divinità è assimilabile a Mercurio: nella foto Afp/Welayat Homs) del secondo secolo dopo Cristo. Lo riferì l’ Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.
Pochi giorni dopo, a fine agosto, la furia dell’Isis si rivolse contro un altro gioiello storico-artistico: il grande tempio di Baal, paragonabile come importanza a Giove.
A ottobre fu il turno dell’arco trionfale romano. Ci furono devastazioni anche al Museo Archeologico.
Dall’aprile scorso l’Isis ha abbandonato Palmira dopo una dura sconfitta militare da parte dell’esercito governativo sostenuto dai raid dei caccia russi.
Ora l’area archeologica di Palmira è al centro dell’attenzione di numerosi progetti internazionali di restauro e di ripristino. Anche se purtroppo davvero nulla sarà mai come prima, com’era restato per 2000 anni.