Roberto Carifi, Nomi del Novecento, Le Lettere, Firenze, 200, p. 98

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Biografia

Roberto Carifi è un letterato pistoiese del secondo dopoguerra. Allievo di Piero Bigongiari, tra i maggiori esponenti dell’ermetismo fiorentino, conosciuto nel 1982, profondamente influenzato dalle voci liriche di Rainer Maria Rilke e Georg Trakl, su cui si è esercitato anche come traduttore,[1]oltre a essere poeta, svolge l’attività di critico letterario.[2] Attratto sin dagli anni degli studi universitari dalla filosofia francese e tedesca, nell’età matura ha incrociato il pensiero buddhista, attorno al quale si focalizzano le sue raccolte più recenti, come Tibet e Il segreto. Al fianco degli studi filosofici, vi sono quelli di psicoanalisi, compiuti dapprima presso L’École Freudienne di Parigi, come auditore alle lezioni tenute da Jacques Lacan, e proseguiti a Milano. Mentre nelle liriche giovanili si risente la dizione rilkiana e emerge il debito verso la filosofia di Martin Heidegger, nei componimenti successivi questi motivi vengono amalgamati a nuove istanze della sensibilità di Carifi. In particolare dopo la dura prova della malattia, “l’incidente” come lui chiama l’ictus da cui è stato colpito nel 2004, i suoi versi abbracciano una nuova forma di rarefazione dissolvente in cui l’essere, attraversato dal dolore, cerca una via estrema di comunicazione per ricongiungersi al mondo.[3]

…. segue in

https://www.wikiwand.com/it/Roberto_Carifi

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