Giovanni Sartori, Multiculturalismo e cattivo vicinato – Corriere della Sera 21 febbraio 2010

Le argomentazioni del professor Giovanni Sartori:

  • L’Europa è caratterizzata da secoli da popolazioni stanziali, stabili, e dotate di una propria identità linguistica e culturale. Dal Settecento il Vecchio Mondo ha generato molti emigrati e accolto pochi immigrati
  • Il Vecchio Mondo è da gran tempo uno spazio pieno occupato, dicevo, da popolazioni stanziali. Il Nuovo Mondo era uno spazio vuoto colmato soltanto da immigrati che nel corso di due generazioni si sono largamente integrati nella loro «terra promessa». Ma anche lì gli inizi non sono stati facili. Pur essendo quasi tutti europei (niente islamici), i nuovi arrivati si sono tutti «ghettizzati» nel senso che si sono messi assieme nelle loro «piccole città» (little Italy e analoghi). In parte era perché non conoscevano la lingua del Paese nel quale si accasavano; ma era soprattutto perché così «stavano assieme», così ristabilivano un vicinato familiare. Queste piccole città etniche si sono in parte dissolte tempo un secolo (salvo eccezioni, come più di tutti i cinesi), ma si sono dissolte abbastanza rapidamente perché gli Stati Uniti sono un Paese di altissima mobilità sociale e di lavoro.
  • Gli europei sono da gran tempo residenti fissi. Hanno cambiato molti sovrani (i territori passavano da un monarca all’altro anche per matrimonio e eredità); ma gli abitanti restavano e vivevano nei loro borghi e città per secoli e secoli. Arrivavano anche a combattersi; ma si conoscevano e si somigliavano. Successivamente le recenti megalopoli hanno semmai creato una «folla solitaria» (così David Riesman) che però non è una folla di dissimili ma semmai di vicini indifferenti.
  • non dobbiamo confondere il problema dell’integrazione politica dell’immigrante con il diverso problema di come e dove accasarli. Una cosa è il «cattivo cittadino» (che per esempio rifiuta la democrazia e preferisce una teocrazia), e altra cosa è il «cattivo vicino» che crea una convivenza invivibile tra chi c’era prima e chi sopraggiunge.
  • i nuovi immigrati sono diventati troppo rapidamente troppi (il prefetto di Milano ricordava l’altro giorno che gli stranieri sono aumentati, dal 1980, da 3 mila a 400 mila). Ma è ancor più aggravato dalla confusione delle idee.
  • Per la teoria-ideologia del multiculturalismo ogni cultura si dovrebbe separare dalle altre creando così «identità mono-culturali». Pertanto questa soluzione produrrebbe ghetti davvero blindati che bloccherebbero qualsiasi integrazione. Ma quel che di fatto avviene negli insediamenti italiani (e anche nelle periferie parigine) è il caos multiculturale
  • Fa ridere, o piangere, che siffatte situazioni di disastrosa disgregazione sociale vengano acclamate come l’avvento di un glorioso futuro multietnico e multiculturale. Che fare? Il primo passo sarebbe di invitare i suddetti laudatori a trasferirsi in via Padova (dove tra l’altro, le case degli italiani sono in svendita: davvero un affare). Poi si potrà cominciare a ragionare.

Giovanni Sartori
21 febbraio 2010

Multiculturalismo e cattivo vicinato – Corriere della Sera

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