TOLSTOJ È MORTO di Vladimir Pozner / Adelphi, 2010

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Tolstoj è morto, romanzo di Vladimir Pozner, edito per la prima volta in Francia nel 1935, e ora tradotto in Italia per Adelphi da Giuseppe Girimonti Greco, è uno di questi libri. Qui si parla, naturalmente, della morte del Padre del popolo russo con l’accento messo sulle reazioni e sugli sconvolgimenti che un evento del genere portò nel piccolo snodo ferroviario di Astapovo, dove lo scrittore fu fatto scendere dal treno che lo trasportava nella sua ultima disperata fuga dalle contraddizioni che connotavano tanto la sua vita quanto la sua opera. Durante la fuga il vecchio Tolstoj ebbe un malore, fu il prologo di una lunga agonia, a sua volta prologo della definitiva morte. Tutti questi passaggi, dal canto loro, furono invece l’antefatto di una storia nuova, quella della Russia contemporanea e con essa, quella del mondo contemporaneo.

In questo suo romanzo Pozner ha raccolto, fondendole in una narrazione unica e coerente, le reali testimonianze dell’epoca dell’avvenimento: le lettere dei diversi protagonisti, i dispacci delle autorità, i telegrammi dei giornalisti corrispondenti, le testimonianze dei prelati coinvolti nell’impossibile compito di far rientrare un uomo che per molti era già santo nei binari dell’ortodossia ecclesiastica. Tra una testimonianza e l’altra, Pozner ha riportato stralci del carteggio postumo di una vita coniugale ricostruita attraverso due visioni singolari, quella di Tolstoj da una parte e quella di sua moglie dall’altra. Così, alla cronaca della morte dello scrittore, Pozner ha affiancato e intercalato la cronaca del suo matrimonio, con tutti i suoi rancori, le sue incomprensioni, le sue normali e terribili contraddizioni.

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