Cicalini Alessandra, Le pensioni del futuro, dall’Italia alla Bolivia | Muoversi Insieme

Accantonato il primo decennio del secolo ventunesimo, per i molti italiani alla svolta dei sessant’anni si porrà durante quello appena cominciato il problema di quando andare in pensione. Soprattutto, con quale assegno, viste le previsioni presentate giusto un mesetto fa dall’Inps, di cui in parte abbiamo già parlato. Paradossalmente, l’unica categoria di lavoratori che potrebbe sperare di avere una cassa con i conti in attivo è proprio quella dei lavoratori parasubordinati, che versano volontariamente i loro contributi. Tutt’altra storia è però quanto di quei denari finirà nell’indennità versata a ciascuno di loro, come ammesso dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, costretto, dopo le polemiche suscitate proprio dalle sue parole, a fare chiarezza sul futuro dell’istituto previdenziale e delle pensioni di ciascuna categoria di lavoratori.

I calcoli – purtroppo non ottimistici – erano comparsi in una serie di rapporti che l’ente voleva tenere riservati: ecco come li ha rielaborati il Corriere della Sera in un articolo dello scorso 13 dicembre firmato da Enrico Marro.

segue qui: Le pensioni del futuro, dall’Italia alla Bolivia | Muoversi Insieme.

2 commenti

  1. c’è tutta una generazione che non godrà dei vantaggi del welfare novecentesco
    gli anziani del tutto privilegiati sono quelli che ora hanno più di 66 anni (e i titolari delle pensioni di anzianità baby, che spesso sono dirigenti dei sindacati pensionati da almeno 20 anni, così cumulano pensione e soldi degli iscritti)
    personalmente non mi sento responsabile: sono sul limitare e non ho alcuna pensione, perchè le importanti ma non sufficienti leggi dini e successive continuano a spostare in avanti l’asticella del periodo pensionistico
    però mi sento responsabile per aver militato in partiti e sindacati della sinistra politica che sono i veri attori irresponsabili di questa spaventosa ingiustizia generazionale
    meglio pensare al presente.ipensare al futuro è troppo deprimente
    ciao
    paolo

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