Primavera Fisogni, Cartoline dall’inferno, Tra le righe Editore, 2017

L’irrompere degli attacchi terroristici dello Stato islamico ha rilanciato, a partire dalla strage di Charlie Hebdo, un’accresciuta domanda di senso sul fenomeno jihadista.

Più di tutto: com’è possibile strumentalizzare Dio a uso e consumo delle pretese di dominio?

L’esame del Califfato porta a considerare il fenomeno Isis nei termini di un’espressione totalitaria che mira a un’espansione universale.

Pur avendo in comune con i regimi totalitari del Novecento – nazismo e stalinismo – il presupposto di un’ideologia propagandata come la verità, da imporre con violenza terroristica, massacri, pulizia etnica, lo Stato Islamico introduce una variabile decisiva. L’Isis piega il soprannaturale a metodo e sostanza delle proprie espressioni, producendo una torsione a 360° del divino nel demoniaco.

Con la pretesa, infondata, di agire per nome e per conto di Dio, il Califfato dà origine al capovolgimento della religione in strumento infernale di odio, conformandosi al profilo dell’antagonista di Dio: Iblīs, il demonio del Corano.

In questo inganno lo Stato Islamico si macchia di quella stessa massima empietà che combatte.

Sorgente: BiBazz | Giovedì 5 ottobre

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