Il costante aumento dei casi di demenza (attualmente 1 milione di malati, secondo l’Istat), determina gravi problemi personali, relazionali e sociali che richiedono aiuti professionali.
L’esperienza insegna che l’evoluzione della malattia si svolge in tre fasi: iniziale (primi segnali); intermedia (diagnosi precisa); avanzata (trattamenti di lungo periodo).
I servizi sanitari e socio sanitari sono organizzati dalle Regioni e dagli enti territoriali pubblici e privati.
In Lombardia i momento diagnostico avviene tramite la segnalazione del medico di base alle U.V.A. (Unità Valutative Alzheimer).
Il progressivo aggravamento della malattia (con il decadimento delle funzioni cognitive e la crescita dei disturbi di comportamento) richiede l’attivazione di altri tipi di servizio a supporto non solo del malato, ma di tutta la sua rete familiare.
L’A.T.S. gestisce il servizio di A.D.I. (assistenza domiciliare integrata); i servizi sociali comunali forniscono informazioni e supporti per la protezione giuridica e attivano i S.A.D. (Servizi di Assistenza Domiciliare).
Molte cooperative sociali si vanno specializzando per offrire servizi adatti sia ai malati che ai familiari per continuare la vita nelle proprie abitazioni e quartieri.
Per l’assistenza nelle strutture, il ruolo determinante è oggi svolto dalle R.S.A. (Residenze Sanitario Assistenziali), al cui interno sono stati organizzati i Nuclei Alzheimer, costituiti da piccoli reparti di circa 20 posti letto dotati di personale adeguatamente formato sulla gestione delle persone affette da questa malattia altamente invalidante.

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http://www.spicgillombardia.it/pubblicazioni/spi-insieme/archivio-2018/
