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Nonostante l’inammissibilità stabilita dalla Consulta del referendum sul fine vita promosso nel 2022, infatti, i giudici costituzionali sono comunque stati lo strumento creativo trovato dall’associazione per portare avanti il tema. La sentenza del 2019 – nota come sentenza Cappato che ha stabilito la non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito per l’attuale tesoriere dell’associazione nel caso di dj Fabo – ha infatti anche stabilito condizioni concrete in cui l’accesso alla procedura di aiuto alla morte volontaria è legale: la capacità del malato di autodeterminarsi, il fatto che sia affetto da patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili e la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. Requisiti, questi, che devono essere verificati dal servizio sanitario, con parere del comitato etico competente a livello territoriale.
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le leggi regionali non legalizzano l’eutanasia – cosa che potrebbe fare solo una legge nazionale, come chiesto dalla stessa Consulta – ma regolano solamente le condizioni già poste dalla Consulta in modo da evitare che il malato debba adottare la via giudiziaria per vederselo garantito in tempi certi. Una tappa intermedia quindi rispetto al risultato più ampio che è il vero obiettivo dell’associazione, con un grosso limite: la diversità di trattamento da regione a regione per i malati, con percorsi più semplici nelle regioni dove la legge verrà approvata e più complicati nelle altre.
