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Ad Auschwitz c’era anche Primo Levi.
«Non lo incontrai, ovviamente. Maschi e femmine erano separati. In quel campo sono passati milioni di esseri umani, hanno ucciso un milione di bambini. Ma con Primo Levi siamo rimasti in contatto fino all’ultimo giorno della sua vita, sino al suo suicidio».
Rita Levi Montalcini non credeva che Primo Levi si fosse davvero suicidato. Perché l’ha fatto, secondo lei?
«Perché portava Auschwitz dentro di sé. Passeggiavamo qui in via del Babuino, io gli mostravo le vetrine colorate, le immagini della vita, e lui si voltava a fissare il muro. Non si lasciava abbracciare, rifiutava ogni contatto fisico, anche solo il tocco. E alla fine diceva: “Si stava meglio ad Auschwitz”».
Perché?
«Perché sentiva gente che cominciava a dire che tutto questo non era successo. “Ti rendi conto”, mi ripeteva, “stanno già negando con noi vivi!”. Ora che le ultime voci, come la mia, si stanno spegnendo, lo diranno sempre di più. E sempre più persone lo crederanno».
