C’è un tempo per vivere e un tempo per morire.
A Exit si vive il tempo del morire.
Attenzione, la morte per libera scelta, non quella della malattia. Perché per accedere alla lussuosa villa di campagna è necessario produrre una certificazione che attesti l’assenza di depressione o malattie psichiche. Il contratto è chiaro: la permanenza, non più lunga di una stagione, può giungere al termine o col suicidio, o, in caso di ripensamento, con l’abbandono della sede prima dell’arrivo di nuovi ospiti.
E’ ovviamente pattuito che la morte non può avvenire se non per mano dello stesso richiedente: nella villa non si praticano omicidi.
Messa così parrebbe una lettura un po’ macabra, ma l’abilità della scrittrice sta proprio nella scelta di soffermarsi, più che sul singolo candidato e le sue motivazioni per dire addio alla vita, sulle dinamiche del gruppo che si trova a condividere i tre mesi di permanenza…
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