Federalismo fiscale/ Il testo approvato dal Senato – scheda

TEMPI PER L’ATTUAZIONE. Il governo avrà un anno dall’approvazione del ddl delega per emanare il primo decreto legislativo, due anni per i successivi decreti, e altri due anni per correggerli. Entro due anni, dunque, dovrà essere emanato il dlgs che fissa la data dal quale inizieranno a decorrere i cinque anni per l’entrata a regime del federalismo fiscale, che quindi avverrà al massimo entro sette anni dall’approvazione del provvedimento.

PASSAGGIO DA SPESA STORICA A COSTO STANDARD. E’ la chiave di volta dell’intera riforma. Per ogni servizio erogato dagli enti territoriali, si individuerà un costo standard, cui tutti dovranno uniformarsi. Si eliminerà così il meccanismo perverso che finora, facendo riferimento alla ‘spesa storica’ premiava con maggiori risorse gli enti che spendevano di più.

AUTONOMIA IMPOSITIVA. Per finanziare l’erogazione dei servizi, le autonomie locali potranno contare sul fondo perequativo, sulla compartecipazione a tributi erariali e su tributi propri, superando il meccanismo dei trasferimenti. Grazie ad una proposta del Pd, per i Comuni è previsto un mix di compartecipazione a Iva e Irpef e l’imposizione sugli immobili, ad esclusione della prima casa; le Province potranno contare su una compartecipazione e sui tributi sul parco automobilistico.

LIMITE ALLA PRESSIONE FISCALE. L’obiettivo della riforma è quello di arrivare a una complessiva diminuzione della pressione fiscale. La norma prevede, quindi, che, attraverso i decreti attuativi, “sia garantita la determinazione periodica del limite massimo della pressione fiscale, nonchè del suo riparto tra i vari livelli di governo”. RIpristinata la disposizione che impone, nella fase transitoria, che il federalismo non comporti alcun aumento della pressione fiscale generale. Gli enti territoriali saranno poi coinvolti nell’attività di contrasto dell’evasione fiscale.

PREMI E SANZIONI PER ENTI VIRTUOSI E NON. Nel nuovo testo restano le sanzioni, fino al commissariamento, per gli enti che non rispetteranno i vincoli di bilancio. E’ stato poi inserito un “sistema premiante” per chi, a fronte di un alto livello dei servizi, sia in grado di garantire una pressione fiscale inferiore alla media. Gli enti territoriali saranno inoltre coinvolti nella lotta all’evasione fiscale.

ROMA CAPITALE. Si fissano le funzioni amministrative che spettano al comune di Roma, oltre a quelle attualmente di sua competenza. Si va dal “concorso” alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, fino all’edilizia pubblica e privata e alla protezione civile. A disciplinare con regolamenti queste funzioni sarà l'”Assemblea Capitolina”, ovvero il vecchio del consiglio comunale, nel rispetto dei vincoli comunitari internazionali, della legislazione statale e regionale, e della potestà legislativa delle regioni. Lo status dei membri dell’Assemblea Capitolina è disciplinato dalla legge dello Stato. A Roma Capitale viene attribuito un patrimonio commisurato alle funzioni che le vengono attribuite ed è previsto anche il “trasferimento, a titolo gratuito, a Roma capitale dei beni appartenenti al patrimonio dello Stato non più funzionali alle esigenze dell’Amministrazione centrale”.

FUNZIONI DI COMUNI, PROVINCE, E OTTO CITTÀ METROPOLITANE. Il ddl inizia a definire le funzioni di Comuni, Province e città metropolitane, in attesa della Carta delle Autonomie. In particolare per le Città metropolitano ci sono norme transitorie che riguardano Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli. In queste otto città potranno essere istituite le ‘Città metropolitane’, scelta che comporta la soppressione della Provincia. Comunque necessario un referendum tra tutti i cittadini dei comuni inclusi nell’area.

PATTO DI CONVERGENZA E ARMONIZZAZIONE DEI BILANCI PUBBLICI. Su proposta del Pd, il governo, dopo il confronto in Conferenza Unificata, individua il ‘patto di convergenza’, un percorso dinamico di convergenza ai costi e fabbisogni standard, che verrà presentato insieme al Dpef alle Camere e che gli enti sono tenuti a rispettare. In caso di mancato raggiungimento lo Stato accerta le motivazioni degli scostamenti e stabilisce le azioni correttive da mettere in atto. Sempre su suggerimento dei Democratici, si prevede un percorso di armonizzazione di tutti i bilanci pubblici.

COMMISSIONE BICAMERALE AD HOC. Dopo settimane di polemiche, è stata introdotta una specifica commissione per il parere sui decreti attuativi, composta da 15 deputati e 15 senatori e con la consulenza di rappresentati delle autonomie territoriali. Ma il Pd chiede un controllo ancora più stringente da parte del Parlamento.

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