Istat: dati economici 2008

L’Istat rende disponibili le stime a livello regionale, riferite al 2008, di occupati interni, unità di lavoro, valore aggiunto, prodotto interno lordo (Pil), redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie.

Sul sito dell’Istat, all’indirizzo http://www.istat.it, è disponibile l’archivio unico dei dati relativi ai Conti regionali per il periodo 1995-2008.
Nel 2008, a fronte di un calo a livello nazionale dell’1,0%, il Pil a prezzi costanti registra, rispetto all’anno precedente, una variazione pari a -1,4% nel Mezzogiorno e -1,2% nel Nord-Ovest. Laflessione è più contenuta nel Centro e nel Nord-Est (rispettivamente -0,7% e -0,8%).
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell’anno, segna invece una crescita dell’1% a livello nazionale, a sintesi di una dinamica differenziata tra le ripartizioni geografiche: +0,7% nel Nord-Ovest, +0,8% nel Nord-Est, +0,9% nel Centro e +1,2% nel Mezzogiorno. Peraltro, i valori assoluti relativi alle ripartizioni centro-settentrionali risultano più elevati di quelli del Mezzogiorno: 31.614 euro nel Nord-Ovest, 31.274 euro nel Nord-Est e 29.031 euro nel Centro, contro i 17.866 euro del Mezzogiorno.
A livello regionale, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste registra il calo più contenuto del Pil (-0,5%), come conseguenza della flessione del valore aggiunto dell’agricoltura (-0,5%) e dell’industria (-0,6%); i servizi crescono invece dello 0,4%. In Lombardia il Pil diminuisce dell’1,0% in seguito alla diminuzione del valore aggiunto del settore industriale (-3,4%), mentre i servizi e l’agricoltura rilevano performance positive (rispettivamente +0,3% e +2,1%). In Piemonte l’andamento negativo del Pil (-1,5%) è da imputare sia al consistente decremento del valore aggiunto industriale (-3,7%) sia alla stazionarietà dei servizi, ai quali si associa una leggera crescita del settore agricolo (+0,5%). In Liguria, invece, il calo del Pil (-1,5%) è la sintesi delle performance negative di tutti i settori (industriale -3,4%, terziario -1,0% e agricolo -0,4%).
Nel Nord-Ovest il Pil ai prezzi di mercato per abitante aumenta dello 0,7% (31.614 euro in valore assoluto); nel dettaglio regionale, Liguria e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste mostrano una dinamica più sostenuta (rispettivamente +1,2% e +1,1%) mentre Lombardia (+0,7%) e Piemonte (+0,6%) risultano in linea con la media della ripartizione.
I consumi delle famiglie segnano un risultato peggiore della media ripartizionale (-1,4%) in Piemonte e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (rispettivamente -3,2% e -4,4%), migliore in Lombardia (-0,8%) e Liguria (-0,5%). L’input di lavoro è ovunque decrescente: -0,1% in Piemonte, -0,5% in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, -0,1% in Lombardia e -0,6% in Liguria.
La produttività del lavoro, misurata dal rapporto tra valore aggiunto e unità di lavoro, mostra un andamento negativo in tutte le regioni della ripartizione (rispettivamente -0,9% in Lombardia, -1,0% in Piemonte e -0,8% in Liguria), ad eccezione della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+0,6%).
Con una variazione del Pil pari a -0,8%, il Nord-Est fa registrare, subito dopo il Centro, la riduzione più contenuta fra le ripartizioni geografiche, a sintesi del buon andamento del valore aggiunto dell’agricoltura (+4,7%) e del terziario (+0,2%). L’industria, viceversa, mostra un calo del 2,5%. La dinamica della spesa delle famiglie (-0,8%) è meno negativa di quella nazionale (-1,0%).
A livello regionale i servizi risultano in aumento, con tassi superiori al dato ripartizionale, in Emilia Romagna (+0,8% ) e nella provincia di Trento (+0,3%), mentre si riducono nella provincia di Bolzano-Bozen (-0,5%), nel Veneto (-0,1%) e nel Friuli Venezia Giulia (-0,7%). Il settore agricolo, fatta eccezione per le due Province autonome di Trento (-4.0%) e Bolzano-Bozen (-1,1%), ha ovunque un’evoluzione positiva, in particolare nel Friuli Venezia Giulia (+17,3%), in Emilia Romagna (+6,2%) e nel Veneto (+3,3%).
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante aumenta dello 0,8%, attestandosi sul valore di 31.274 euro. Tale indicatore risulta in crescita in tutte le regioni dell’area nord-orientale, con Bolzano-Bozen che registra una dinamica superiore alla media ripartizionale (+1,2%).
La crescita economica del Nord-Est si traduce in un incremento delle unità di lavoro, che è pari allo 0,4%. La produttività del lavoro diminuisce dell’1,0% (-0,8% il dato nazionale) (Tavola 2), mentre la dinamica della remunerazione del fattore lavoro è in linea con la variazione nazionale (+3,3%), attestandosi sul valore di 36.221 euro.
Per quanto attiene la domanda interna delle famiglie gli andamenti sono negativi in tutte le regioni e nelle due Province autonome (Bolzano-Bozen -2,1%, Trento -0,5%, Veneto -0,9% e Emilia Romagna -1,1%), con l’eccezione del Friuli Venezia Giulia (+0,7%).
Le dinamiche occupazionali risultano ovunque positive, salvo nel Friuli Venezia Giulia (-0,8%). Per contro, in tutte le regioni la produttività ha un andamento decrescente, con picchi negativi nella provincia di Bolzano-Bozen e in Emilia Romagna (rispettivamente -1,2% e -1,3%), mentre in Friuli Venezia Giulia si registra la flessione più contenuta (-0,4%) (Tavola 2).
Il calo del Pil nelle regioni centrali (-0,7%) è determinato essenzialmente dal risultato negativo dell’industria (-1,6%) e del terziario (-0,3%), attenuato dall’incremento del valore aggiunto nel settore primario (+3,1%). A livello regionale la dinamica del Pil assume ovunque segno negativo e, ad eccezione del Lazio (-0,4%), è sempre inferiore alla media nazionale.
Il Lazio mostra andamenti settoriali piuttosto omogenei, con il settore agricolo che diminuisce dello 0,7%, quello industriale dello 0,6% e i servizi dello 0,3%. L’Umbria presenta invece risultati differenziati nella disaggregazione settoriale: l’agricoltura aumenta del 3,8%, l’industria cala dell’1,3% e i servizi dell’1,1%. Nelle Marche e in Toscana si segnala la variazione positiva dell’agricoltura (rispettivamente +3,9% e +6,0%)
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante, pari a 29.031 euro, registra una variazione positiva (+0,9%) in linea con il livello medio nazionale. In particolare, si rileva la buona performance del Lazio e della Toscana (entrambi +1,1%). In Umbria si osserva, invece, una variazione negativa pari a – 0,1%.
L’input di lavoro assorbito dal sistema produttivo dell’Italia centrale aumenta dello 0,2%, ma l’andamento a livello regionale risulta piuttosto differenziato: Toscana +0,8%, Marche +0,2%, Umbria -0,4% e Lazio -0,1%. La produttività del lavoro mostra un andamento simile al dato nazionale (-0,7% contro -0,8%); si segnalano in particolare la Toscana e le Marche con tassi negativi di variazione pari rispettivamente a -1,4% e -1,2%.
La remunerazione del fattore lavoro cresce del 2,8%, attestandosi sul valore di 37.525 euro .
La spesa delle famiglie registra un tasso di crescita nullo. Ad eccezione del Lazio (+0,8%), l’andamento dei consumi privati è negativo in tutte le regioni; la flessione più marcata si ha nelle Marche (-1,7%).
Nel Mezzogiorno si evidenzia una caduta del Pil più accentuata rispetto alla media nazionale (-1,4% contro -1,0%). Le regioni rilevano dinamiche differenziate, ma tutte con un Pil più basso di quello nazionale, fatta eccezione per l’Abruzzo (-0,3%), il Molise (-0,5%) e la Puglia (-0,2%). A livello settoriale, la crescita del valore aggiunto è inferiore a quella registrata nel Centro-Nord nell’agricoltura (+1,2%, contro +3,2%) e nei servizi (-0,8%, contro 0,0%), mentre nell’industria la flessione è della stessa entità (-2,7%).
La discreta perfomance della Puglia è ascrivibile ad un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura (+3,6%), cui si affianca il lieve incremento dei servizi (+0,6%) e la flessione contenuta dell’industria (-1,5% contro -2,7% del livello medio nazionale). Il valore aggiunto industriale risulta in calo soprattutto in Campania e Basilicata (rispettivamente -4,3% e -9,8%). La Campania registra inoltre una flessione consistente anche nel settore dei servizi (-1,9%).
Il Pil ai prezzi di mercato per abitante mostra un ritmo di crescita più vivace rispetto al resto del Paese (+1,2%). In valore assoluto l’indicatore è pari a 17.866 euro a fronte di 26.278 euro della media nazionale e di 30.737 euro del Centro-Nord. Puglia e Molise fanno registrare il tasso di crescita più alto tra tutte le regioni del Paese (rispettivamente +2,5%, +2,0%), mentre in Campania l’incremento è nullo.
La spesa delle famiglie per consumi finali (-1,4%) e le unità di lavoro (-0,7%) presentano risultati negativi e inferiori a quelli del Centro-Nord (rispettivamente -0,8% e +0,1%), mentre la produttività del lavoro risulta superiore (-0,4% contro -0,9% del Centro-Nord) (Tavola 2). I redditi da lavoro dipendente pro-capite aumentano del 3,8%, raggiungendo il valore di 33.663 euro, a fronte dei 37.432 euro del Centro-Nord (+3,1%). A livello regionale, l’andamento della spesa delle famiglie diminuisce ovunque, ad eccezione dell’Abruzzo (+0,6%), con risultati inferiori alla media ripartizionale in Molise (-4,1%), Campania (-2,4%) e Calabria (-1,7%).
Il calo della domanda di lavoro nel Mezzogiorno (-0,7%) è la risultante delle dinamiche negative, ed inferiori alla media nazionale, registrate in Campania (-1,6%), Basilicata (-1,8%), Calabria (-1,5%), Sicilia (-0,7%) e Sardegna (-0,5%); solo in Abruzzo (+1,2%), Molise (+0,1%) e Puglia la domanda di lavoro ha un’evoluzione superiore alla media nazionale.
La produttività del lavoro registra andamenti particolarmente negativi in Abruzzo (-1,4%), Campania (-0,8%) e Sardegna (-0,7%), mentre la regione con il migliore andamento è la Basilicata (+0,4%).
 
 
 
 
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Archivio unico
1995-2008

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Newsletter n. 1459 del giovedì 15 ottobre 2009

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