Cattolici al voto «sparsi» Ma il 63% resta a destra – Il Sole 24 ORE

i cattolici non votano tutti da una stessa parte; 2. la maggior parte dei cattolici, sia quelli più devoti che quelli più tiepidi, votano a destra. Questo quadro è molto diverso da quello esistente negli anni d’oro della Prima Repubblica. Allora la grandissima maggioranza dei cattolici praticanti votava per un unico partito, la Dc. Tanto che tra gli studiosi era ben noto il fatto che la frequenza alla messa era l’informazione più utile per predire il voto. La Dc è stata a lungo il partito della maggioranza dei cattolici praticanti e allo stesso tempo il partito il cui elettorato era composto in maggioranza da cattolici praticanti. Anche allora, come ora, questi si dividevano tra progressisti e tradizionalisti ma stavano tutti sotto lo stesso ombrello e questo serviva a “nascondere” le profonde differenze che li separavano.

Adesso non è più così. La scomparsa della Dc e la trasformazione in senso bipolare della politica italiana ha fatto emergere con nettezza le divisioni esistenti all’interno del mondo cattolico su bioetica, laicità, immigrazione, cittadinanza. E così i cattolici di sinistra sono andati a sinistra e quelli di destra a destra con buona pace dei tentativi di ricreare un centro post-democristiano. Questo ha indebolito il fattore religioso e rafforzato quello ideologico. I dati parlano chiaro. Su molte questioni i cattolici praticanti che votano Pd sono più vicini alle posizioni degli elettori di sinistra non credenti o non praticanti che alle posizioni dei cattolici praticanti che votano Pdl. In altre parole i cattolici praticanti oggi votano lo schieramento che è più congeniale alle rispettive posizioni politiche. Sono queste che fanno la differenza e non la loro fede.

Cattolici al voto «sparsi»  Ma il 63% resta a destra – Il Sole 24 ORE

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