Come ha spiegato Antonio Roversi nel libro «L’odio in Rete», il lato oscuro del web «è popolato da individui e gruppi che, pur nella diversità di accenti e idiomi utilizzati, parlano tutti, salvo qualche rara ma importante eccezione, il linguaggio della violenza, della sopraffazione, dell’annientamento ». Tomas Maldonado l’aveva già intuito anni fa: «In queste comunità elettroniche cessa il confronto, il dialogo, il dissenso e cresce il rischio del fanatismo. Web significa Rete ma anche ragnatela. Una ragnatela apparentemente senza ragno, dove la comunicazione, a differenza della tivù, sembra potersi esercitare senza controllo». Ma più libertà di odio è più democrazia? È una tesi dura da sostenere. E pericolosa. Perché, diceva Fulvio Tomizza, che aveva visto il suo piccolo paradiso istriano disintegrarsi in una faida etnica un tempo inimmaginabile, «devono ancora inventarlo un lievito che si gonfi come si gonfia l’odio».
Il lato oscuro della rete – Corriere della Sera
Blogged with the Flock Browser
