Tullio Lazzaro, 15 anni di gestione della sanità, Corte dei conti, audizione in parlamento

Crisi economica e situazione dei conti pubblici renderanno «sempre più difficile» aumentare i finanziamenti per la sanità. E solo una massiccia cura di «efficienza» nelle gestioni potrà garantire alla sanità prestazioni «adeguate» e più risorse da destinare alla non autosufficienza e alle (costose) innovazioni. Sulla spesa sanitaria la guardia va tenuta altissima, ammonisce la Corte dei conti. Che aggiunge: alle regioni con ipiani di risanamento serviranno ben più di tre anni per uscire dal baratro dei deficit. E ancora ricorda al Parlamento: «preoccupa» l’uso dei Fas per coprire i disavanzi delle regioni con i bilanci in rosso di asi e ospedali. Tullio Lazzaro, presidente della Corte dei conti, ha ripercorso ieri alla Camera i risultati di 15 anni digestione della sanità, ma guardando al futuro e ai rimedi per salvare il servizio pubblico. Un’audizione attesa, quella davanti alla commissione d’inchiesta sugli errori e le cause dei disavanzi Ssn, presieduta da Leoluca Orlando, che ha avviato diverse indagini in tutta Italia. Il check 1995-2009 del Ssn, ha detto Lazzaro, ha messo a nudo tutti i problemi che stanno venendo al pettine col federalismo fiscale. Bene la riduzione della dinamica della spesa, i «patti» governo-regioni e la maggiore responsabilizzazione in sede locale. Ma resta il nodo irrisolto dei disavanzi – 21 miliardi dal 2001 al 2005 – e soprattutto resta il gap nord-sud, con 7 regioni che da sole hanno realizzato l’80% del rosso. Con tutti i fondamentali (ricoveri, consumo di farmaci, specialistica) da ultimi posti nella classifica. E qualità di prestazioni peggiori. Più c’è deficit, minore è la qualità e la rete di protezione sanitaria. Un duplice cattivo risultato. Ma «gli aggiustamenti sono più lenti del previsto», ha aggiunto il presidente Lazzaro: per attuare i piani di rientro ci vorranno più di tre anni mentre il «caso ben noto della Calabria» sta per esplodere e ora anche la Puglia «manifesta crescenti criticità» sulla spesa. Per questo col federalismo servirà un «forte impegno» nel segno dell’efficienza e della sana gestione, dove le regioni «con costi superiori si vedranno impegnate in percorsi di convergenza» in un processo graduale di miglioramento delle performance. Anche perché i conti pubblici e la crisi economica non potranno più garantire aumento di dotazioni ad asi e ospedali, tanto più quando le spese saranno sempre più assorbite dalla cura degli anziani e della non autosufficienza e dai costi dall’hi-tech sanitario. Una prospettiva, quella di Lazzaro, in piena sintonia con le linee guida del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, in vista del prossimo piano sanitario nazionale, quello che dovrebbe portarci all’alba del federalismo fiscale.

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