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da qualche mese esiste una pronuncia-pilota della Magistratura cui fare riferimento per poter pretendere dal proprio Comune di residenza la predisposizione di un progetto di vita. Si tratta della sentenza del Tar Sicilia emessa il 12 febbraio 2010, che ha condannato un ente locale per non aver dato alcuna risposta alle numerose istanze con cui una persona con disabilità ne chiedeva la predisposizione.
Si tratta di un precedente molto importante in quanto interviene su una prassi molto diffusa tra gli enti locali, ossia quella di non dare alcuna risposta alle richieste di “presa in carico globale dei bisogni”. Il Tribunale amministrativo regionale (in sigla, Tar) ha sancito una volta per tutte che questo silenzio è illegittimo.
Ma cosa deve fare concretamente una persona con disabilità? Anziché limitarsi a chiedere periodicamente l’erogazione di un singolo servizio, deve mandare al proprio ente locale una richiesta scritta (raccomandata con ricevuta di ritorno) in cui espressamente richiede la predisposizione di un progetto individualizzato ai sensi dell’articolo 14 legge 328/2000.
In questo modo, sarà possibile avere un quadro generale della “somma” dei bisogni individuali, e articolare di conseguenza i singoli interventi e servizi sulla base delle effettive esigenze della singola persona.l’intero articolo qui:
Il diritto al progetto di vita | Muoversi Insieme
