Benny Morris: ” Ora il rischio è quello di essere un ‘secondo Iran’ “

Corriere della Sera-Benny Morris: ” Ora il rischio è quello di essere un ‘secondo Iran’ “


Benny Morris

I l regime di Hosni Mubarak è finito. Lo tsunami umano che ha spazzato le strade del Cairo, di Alessandria e di Suez ha sancito la sua definitiva delegittimazione. La questione ora sta nel vedere se l’Egitto seguirà il copione iraniano, con l’ascesa al potere dei fondamentalisti islamici — i Fratelli Musulmani — nell’immediato oppure dopo la graduale eliminazione dei rivali laici, o se, con l’aiuto americano, una forza alternativa non settaria sarà in grado di subentrare al vecchio presidente, con l’appoggio dell’esercito. Gli americani hanno indicato la rotta preferenziale quando, questo venerdì, hanno condannato il regime per l’impiego della violenza contro i manifestanti, anche se non eccessiva, per poi annunciare l’effettiva sospensione di tutti gli aiuti militari, corrispondenti a 1,5 miliardi di dollari l’anno. Il segnale inviato alle forze armate egiziane non poteva essere più chiaro: scaricate Mubarak. (La svolta si è verificata appena tre giorni dopo che il segretario di Stato americano aveva definito il regime di Mubarak come «stabile» . Nella faccenda non si è vista traccia di lealtà verso un fedele alleato trentennale). La mossa americana è stata dettata dall’aver capito prontamente che il vecchio regime era ormai irrecuperabile e dal desiderio di arginare le ambizioni dei Fratelli Musulmani, che venerdì si sono uniti alle proteste di piazza. Sarà l’esercito, assai probabilmente, a impostare la rotta dell’Egitto nei prossimi mesi. Tuttavia, la vera decisione sul futuro del Paese verrà presa tra quattro o sei mesi, quando gli egiziani si recheranno alle urne. Un governo provvisorio con l’appoggio dei militari, vuoi di unità nazionale, che comprenda partiti laici e islamici, vuoi una coalizione più ristretta di soli partiti laici, spianerà la strada per le elezioni, che rappresenteranno il primo vero esercizio di democrazia in Egitto. Da queste elezioni scaturirà il destino del Paese, e forse dell’intero Medio Oriente, perché se vinceranno i Fratelli Musulmani — il partito maggiore e meglio organizzato tra tutti — come ha fatto Hamas, la loro filiale in Palestina nelle elezioni del 2006, sia l’Egitto che la geopolitica dell’intera regione verranno scompaginati da un processo di radicalizzazione, con il rischio di un conflitto generalizzato. L’area mediorientale, in questo caso, cadrebbe sotto la sfera di influenza di Iran ed Egitto, e il trattato di pace israelo egiziano del 1979 verrebbe revocato. Se i partiti laici vinceranno e saranno capaci di coalizzarsi per contrastare la minaccia islamista, l’Egitto potrà dare impulso a una società più libera e giusta, incoraggiando tutto il Medio Oriente a proseguire sulla via della pace e dell’equilibrio tra Islam e secolarismo. Queste elezioni rappresentano l’evento più significativo in Medio Oriente dagli anni 70 a oggi

 

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