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L’Infarto mi ha cambiato. Mi ha fatto sentire solo e, al tempo stesso, meno solo. Perché in un mondo di relazioni disattente e multiple tutto sembra uguale, in-differente. Durante e dopo l’infarto ti guardi dentro e intorno. E senti. L’importanza dei tuoi. La moglie, i figli. Mio padre, le mie sorelle. I legami stretti. Ma anche la rete delle persone che contano. E non sono poche.
L’infarto è un’occasione, se hai la fortuna di incontrarlo senza danni irreparabili. È un’occasione che ti è data. D’altronde, non può essere per caso. Che io lo senta, quando ancora non è arrivato. E che mi raggiunga a casa, e non in viaggio oppure lontano, come mi capita spesso e sempre più spesso. Che, di sabato, io trovi una sala operatoria preparata e una dottoressa, esperta pronta a operarmi. Come fossero lì, ad attendermi. Che tutto avvenga in una Unità terapeutica di eccellenza. Non può essere un caso. Per caso.
L’infarto è un’occasione, se lo accogli senza fingere. Che nulla sia cambiato. Che tutto continuerà come prima. Se non ti fai prendere dal panico e dalla paura. Dalla paura della paura.
L’infarto è l’occasione per ri-cominciare. Se ne sei capace. Per guardarti dentro e intorno. Perché domani, certo, è un altro giorno. Ma anch’io, oggi, sono un altro. Diverso da prima. E non sarò più lo stesso.
È il motivo per cui ho scritto queste cose. Non me le sono tenute dentro, per pudore e con paura. Ho raccontato i fatti miei. Ho esibito me stesso. (Sfidando il fastidio di molti a cui, sicuramente, dei fatti miei non interessa molto). Ma l’ho fatto – anzitutto e soprattutto – per me. Per non dimenticare.
Per impedirmi di ritornare. Indietro.l’intero articolo qui: Quando il cuore si ferma – Repubblica.it.
