Nella letteratura anglosassone si parla molto di carer, oppure di care-giver(americano).
Ormai si è abituati ad incontrare il termine anche in Italia, talvolta tradotto come “persona che cura”, oppure persona che “si prende cura di”.Un recente articolo della rivista Ageing and Society mette in dubbio l’utilizzo della parola, e si chiede se non sia forse stata usato a dismisura, e se non sia servita più ai ricercatori e ai gruppi di lobbying che non ai diretti interessati.
Il termine è entrato nei dibattiti negli anni settanta/ottanta, all’interno soprattutto della ricerca di stampo femminista che voleva giustamente portare alla luce la massa di lavoro – non visibile e non riconosciuto – svolto dalle donne.
In quest’ottica e in quel periodo storico ha avuto, secondo gli autori, una grande importanza, tanto che il concetto di cura è presente oggi nei dibattiti sulle politiche familiari, nella contrattazione riguardante il lavoro, nella conciliazione famiglia/lavoro e via dicendo.Ma il termine ha comunque dei limiti.
Infatti, sotto la parola cura si ricomprende una grande varietà di attività, spesso non paragonabile fra di loro, e questo non aiuta nella comparazione.…. segue
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