Gaetano De Luca, Servitù di passaggio e accessibilità, come si legano tra loro | Muoversi Insieme

 

L’accessibilità degli spazi in cui si svolge la nostra vita quotidiana costituisce oramai una condizione imprescindibile per poter vivere in libertà e autonomia e per poter esprimere pienamente la nostra personalità. Si tratta di un’esigenza che riguarda non solo le persone con una vera e propria disabilità motoria, ma anche tutti coloro che in una determinata fase della propria vita incontrano difficoltà negli spostamenti (signore in gravidanza, mamme con i passeggini, persone temporaneamente infortunate, persone che debbono trasportare borse e carichi pesanti, e così via).
Molti di noi sanno anche come l’accessibilità degli spazi (pubblici e privati) sia garantita da una complessa normativa anti-barriere che ha imposto nella progettazione il rispetto di determinate caratteristiche.
Le norme generali, però, incontrano ovviamente dei limiti laddove l’accessibilità di un luogo non dipenda esclusivamente dalle sue caratteristiche costruttive, ma sia legata anche al contesto sociale in cui il medesimo è inserito.
Il semplice rispetto delle prescrizioni tecniche, insomma, non sempre garantisce la concreta fruibilità di alcuni spazi, soprattutto quando l’accessibilità di un luogo dipende anche dalla collaborazione delle persone con cui entriamo in relazione, che possono male interpretare gli eventuali sacrifici necessari per consentire a chi ha difficoltà motorie di vivere una vita dignitosa.

Ecco quindi che può essere utile conoscere e utilizzare un istituto giuridico civilistico di tradizione romana: la servitù di passaggio coattiva

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