Il meeting è diventata un’industria. Ma la potenza vera di Comunione e liberazione sta negli affari: un impero che negli anni ha raggiunto i 70 miliardi di euro, la metà in Lombardia e una buona fetta nelle coop dell’Emilia Romagna
Chiamatela “amicizia operativa” come ama definirla Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia e primo fra i Memores Domini di Cl, o se preferite “sussidiarietà dei favori”. Emma Bonino, vice-presidente del Senato usa invece la locuzione “parastatalizzazione del privato”. Vi starete sempre riferendo a quella rete di potere che è stata creata nei decenni da Comunione e liberazione e dalla Compagnia delle opere (CdO), il suo braccio finanziario, una rete di più di 34 mila imprese con un fatturato complessivo di almeno 70 miliardi di euro. Da tempo a questo sistema non sono estranei gli interessi delle cooperative emiliano-romagnole.
Valerio Federico, membro del comitato nazionale dei radicali italiani, nel suo scritto “La peste lombarda”, ha definito questa pratica di governo “lo strumento più efficace e rispondente agli obiettivi di CL di corporativizzazione e confessionalizzazione della società, a partire da quella lombarda, mediante la sistematica acquisizione e gestione del potere politico, religioso, economico, finanziario”.

Da molto tempo conosco la situazione: non pensavo si fossero spartiti la pubblica torta com meticolosa precisione. D’altra parte, storia docet, siamo fatti così.
L’Italico non è per storia ed origini un combattente nato, se può preferisce tenere una posizione neutra, pronto a correre in soccorso del vincitore del momento e trarne vantaggi e benefici per se e per la sua famiglia.
Guelfi e Ghibellini si sono messi d’accordo. Conviene.
il popolo non reagisce, semmai ne approfitta, pronto a cambiare umore laddove convenga. La libertà morale ed intellettuale, nello stivale è molto costosa per chi può permettersela.
Auguri e lunga vita a chi è rimasto libero uomo in libero stato.
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