Durante la Settimana Santa, nel decimo secolo. Esecuzioni di condanne a morte; la favorita di un re che spera in un figlio maschio; una ragazzina monacata in cambio di una macina; un re libertino in attesa della morte, attorniato dai suoi bastardi; un monaco che registra i defunti ma che muore ignorato da tutti; due sposini spiati nell’intimità. Intanto, si susseguono i riti della Passione.
da Magnificat (1993) | Film.tv.it
La fede religiosa era l’unico collante capace di tenere in piedi una umanità arcaica così scollegata ed ancora dominata da usi e credenze pagane. Alcuni momenti del film mi hanno particolarmente colpito. L’amministrazione della Giustizia che ricorre ancora all’ordalia come prova determinante nel giudizio su un caso di supposto uxoricidio. L’elencazione delle pene erogabili a seconda del reato, La rappresentazione di una esecuzione a morte mediante squartamento. L’orrore della concubina del re quando viene a sapere che il figlio appena nato è una femmina, quindi non considerabile nella successione al trono. La formale rivendicazione da parte dell’erede del feudo del diritto di “ius primae noctis” in un caso di matrimonio. I ripetuti e vani tentativi del nuovo feudatario di avere un segno di contatto e di approvazione da parte dell’anima del padre. Il lavaggio della salma di costui in una vasca piena di vino, onde togliere le lordure accumulatesi durante una vita in cui non aveva mai fatto un bagno
Dopo la morte, che colpisce alla cieca, c’è il vuoto, dove ognuno troverà
ciò che crede di trovare: nulla, o tutto. Vano sarebbe sperare in un segno che
dall’Aldilà ci conforti, mentre siamo in vita. La fede incondizionata, non resta
altro, e per chi non ha abbastanza forza per crederci totalmente, comincia il
dramma più lungo di tutti, poiché non potrà concludersi che con la morte.
Infatti i personaggi che cercano un segno, un segno qualsiasi che li spinga ad
affrontare sacrifici e responsabilità, vanno incontro a delusioni cocenti e
anche al rimorso di non aver creduto abbastanza profondamente.

