Nel 1979 la sinistra iraniana, che aveva iniziato la rivolta contro lo scià, aveva deciso di allearsi con Khomeini per riuscire a sconfiggere quel regime dittatoriale: “Avevamo sempre perso, questa era l’occasione per vincere”. Così è stato, ma dopo aver abbattuto lo scià le forze sciite hanno cominciato ad eliminare (fisicamente) la sinistra: persecuzioni, torture, esecuzioni. Molti sono riusciti a fuggire all’estero e a testimoniare quello che era successo. Il regime teocratico è ancora al potere dopo oltre trent’anni e i metodi usati non sono molto diversi da quelli dello scià. Ogni tentativo di ribellione, finora, è stato soffocato nel sangue.
Anche l’Algeria ha attraversato un decennio nero, ha evitato un regime teocratico ma non il terrorismo islamico e la repressione del regime (200.000 morti). E dopo la “riconciliazione” senza giustizia (non è stato fatto nessun processo ai responsabili della violenza), il potere resta nelle mani di forze conservatrici e non certamente laiche e democratiche. Dopo aver condiviso il potere per oltre quindici anni con il Fln e Rnd, il Movimento sociale per la pace (Fratelli musulmani in versione algerina) aveva lasciato il governo alla vigilia delle elezioni del 10 maggio per presentarsi come forza di opposizione formando un’Alleanza verde, che comprendeva altri due partiti islamisti. Nonostante i mezzi a disposizione gli islamisti algerini non hanno ripetuto il successo dei Fratelli egiziani e tunisini.
In Tunisia dove gli islamisti “moderati” di Ennahda sono al governo, sebbene in coalizione con due partiti laici, hanno dato via libera agli estremisti salafiti che stanno cercando di imporre la loro legge islamica senza che le forze dell’ordine intervengano. Le minacce alle donne che non vestono secondo i dettami dell’ortodossia islamica, l’occupazione di università che non accettano studentesse con il velo integrale o gli attacchi ai venditori di alcool, gli assalti a mezzi di informazione che denunciano la situazione, sono costantemente all’ordine del giorno. Eppure i tunisini dicevano che la Tunisia non è l’Algeria, ma potrebbe diventarla, così come l’Egitto potrebbe trasformarsi in un nuovo Iran. Non resta che augurarci che non sia così.
da Globalist.it | La rivoluzione finirà con il mettersi il velo.
