Quando le grandi città sotto il sole rovente d’agosto vengono abbandonate, svuotandosi cambiano volto e carattere. Nei grandi quartieri dove tutti correvano a far soldi in un modo o nell’altro, rimangono quelli che soldi non possono farne affatto, o per vocazione o per necessità. I vecchi, i bimbi che non hanno chi gli badi, gli sbandati, quelli un po’ strani. Gente che non è più (o non è mai stata) una “ruota del ciclo produttivo”. Ma dà un’importante lezione ai produttori in vacanza.
Quale? Quella di badarsi l’un l’altro, invece di correre come dei disperati. E, prima ancora, di guardarsi, parlarsi, raccontarsi, ascoltare.
L’altro, infatti, è interessante, se solo ci fermiamo a guardarlo. Come dimostra l’arte, quella buona, vera, che è poi sempre un raccontare, descrivere, dipingere, mettere in musica l’altro. Il quale a sua volta si rivela sempre (lo si scopre se si smette di correre e ci si ascolta reciprocamente), essere in fondo una parte di noi, quella che non corre sui percorsi di tutti.
segue …..
tutto l’articolo qui: L’altro volto delle città d’agosto « Diario di bordo.

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