Cultura islamica. Un tribunale, in Pakistan, ha assolto tutti i familiari accusati dell’omicidio di Sana Cheema, cittadina italiana di origini pakistane uccisa nell’aprile del 2018

Sana è una martire della libertà. La sua unica «colpa» era l’amore per un ragazzo italiano, che voleva sposare perfettamente ambientata nella vita di casa nostra a Brescia. La sua famiglia, però, aveva già organizzato, come da tradizione benedetta dall’Islam, un matrimonio combinato in Pakistan. Padre e fratelli l’avevano attratta con un sotterfugio in patria, ma lei si è giustamente ribellata. Un oltraggio all’onore retrivo, medioevale e fondamentalista di un mondo agli antipodi del nostro. Sana Cheema, italo pachistana, è morta, a soli 25 anni, probabilmente strangolata dai suoi familiari. Il padre finito in manette sembrava aver vuotato il sacco, ma poi qualcosa è andato storto. Ieri è arrivata la notizia che il genitore padrone, se non boia e gli 11 parenti coinvolti nella vicenda sono stati tutti bellamente assolti.

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