Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Giusi Fasano su Sette (Corriere della Sera): «Nell’immaginario collettivo spesso un pedofilo ha le sembianze di uno sconosciuto che rapisce tua figlia mentre la perdi di vista un minuto. Nei fatti i pedofili molto spesso sono in famiglia o nella cerchia delle persone che il minore frequenta abitualmente e, in generale, la pedofilia naviga quasi sempre nel mare del web. Limitarsi a guardare le immagini, essere davanti a uno schermo e non a una persona fisica alimenta l’illusione dell’anonimato, riduce i problemi etici ed emotivi rispetto alla vittima. Eppure la vittima è lì, da qualche parte. E gli orchi che rubano i sogni dei bambini sono magari fuori campo, non davanti all’obiettivo. Ma sono lì anche loro, in carne e ossa, di fronte al bambino o all’adolescente costretto a stare su un palcoscenico sul quale non avrebbe mai voluto salire. Se la rete è lo strumento per adescare i minori, guardare, collezionare e scambiarsi materiale pedopornografico, quale occasione è migliore di un lockdown mondiale per raggiungere una platea infinita di minorenni incollati molto più del solito davanti al computer? […] Risultato: fra fine febbraio e inizio maggio i monitoraggi del web su larga scala mostrano in tutti i Paesi dell’Unione un aumento di visualizzazioni/ scambi e messaggi riferiti a materiale pedopornografico. Numeri che per grandezza non sono minimamente paragonabili a quelli rilevati nello stesso periodo dell’anno scorso. Il rapporto Europol del 19 giugno – per dire – mette in evidenza un aumento enorme di visualizzazioni quotidiane, nel Vecchio Continente, rilevate dallo statunitense National Center for Missing and Exploited Children (Ncmec): da meno di 200 mila in febbraio a oltre un milione fra fine marzo e inizio aprile. […] In mezzo a tutto questo ci sono i genitori, spesso sorpresi, sgomenti, smarriti. Che fare per arginare i rischi del web? La responsabile della Polizia postale cita la parola magica che vale da sempre: parlare. “Non vale abdicare al ruolo di genitore perché non si è bravi con la tecnologia. Non è una questione di tecnologia, è una questione di dialogo. I ragazzi sapranno anche maneggiare lo smartphone, ma sono inesperti di etica, di responsabilità penale, del senso del disvalore… di tutte quelle cose che la vita insegna e che i figli hanno bisogno di imparare”».
