
letta in ediziona cartacea
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alcuni estratti:
… Altan è Altan. Attraverso le sue parole e i suoi disegni si capisce benissimo che il disegnatore Altan, l’eccelso battutista Altan, il fine politologo Altan, il critico del costume Altan (eccetera eccetera: bisognerebbe aggiungere il filosofo, lo psicologo, l’editorialista, il sociologo, il semiologo, l’antropologo, no quello era suo padre, Carlo Tullio Altan, il più importante antropologo italiano, e ancora altro), insomma, che Altan è Altan e ci siamo capiti. …
… Felice, anche se il rapporto con mio padre non è durato tanto perché i miei si sono separati che io avevo sette anni. Una volta le separazioni erano più rigide di quelle che esistono oggi. Ho saltato il rapporto con lui dai sette ai sedici anni. Vivevo con mia madre e vedevo mio padre durante le vacanze. Ha cominciato a farmi viaggiare, vedere delle cose, era molto bravo a spiegarmi tutto, perché il suo mestiere era quello, e la sua passione era insegnare. Da lì ho imparato alcune cose importanti per me. Era un padre severo, se prendevo nove a scuola, mi diceva, beh si può fare di più. Però, la prima volta che sono andato dal dentista mi ha regalato I misteri della giungla nera di Salgari. L’ho finito leggendolo per tutta la notte. Poi Verne, poi a pacchi mio padre mi ha regalato tutta la Bur.
Era un grande antropologo, che pensava del tuo lavoro così diverso dal suo?
Non era capace di leggere i fumetti, era un mondo in cui i professori erano per formazione disegnati così. Seguiva invece le mie vignette. E apprezzava, abbastanza …
