La differenza principale tra intelligenza naturale e artificiale secondo Maurizio Ferraris

La differenza principale tra intelligenza naturale e artificiale secondo Maurizio Ferraris risiede nell’incarnazione corporea e nelle sue implicazioni esistenziali.

1. Corporeità e bisogni organici
L’intelligenza naturale è radicata in un corpo vivente con bisogni metabolici, relazionali e una temporalità esistenziale (nascita, crescita, morte). Questa dimensione organica genera desideri, paure e volontà, elementi assenti nelle macchine27.
Esempio: ChatGPT non “vuole” rispondere, ma esegue un compito programmato, mentre l’umano agisce spinto da intenzioni e urgenze biologiche13.

2. Finalità interne vs. esterne
Gli organismi viventi possiedono scopi intrinseci (es. sopravvivere, riprodursi), mentre l’AI ha solo obiettivi assegnati dall’esterno. Ferraris cita il caso degli scacchi: un computer gioca perché programmato, non per ambizione personale25.

3. Temporalità e mortalità
La coscienza umana è strutturata attorno alla finitezza esistenziale (“tentativo di differire la morte”), che orienta scopi e priorità. Le macchine, prive di metabolismo e ciclo vitale, non conoscono questa urgenza23.

4. Doppia natura umana
Ferraris rilegge Platone per evidenziare come l’uomo combini natura biologica e “seconda natura” tecnico-culturale. L’AI rientra in quest’ultima, come strumento che potenzia la mente senza sostituirla14.

5. Assenza di volontà nelle macchine
Le distopie sull’AI dominante vengono smontate: senza corpo, non emergono desiderio di potere o autoconservazione, caratteristiche esclusive degli organismi17.

In sintesi, per Ferraris l’irriducibilità del fattore organico (corpo + temporalità + bisogni) rende l’intelligenza naturale qualitativamente diversa, nonostante le prestazioni superiori dell’AI in compiti specifici235.

  1. https://sanoma.it/articolo/intelligenza-artificiale-intelligenza-naturale
  2. https://www.pandorarivista.it/articoli/l-intelligenza-naturale-tra-tecnica-e-politica-intervista-a-maurizio-ferraris/
  3. https://www.youtube.com/watch?v=C2AX3isxTj4
  4. https://www.polito.it/ateneo/comunicazione-e-ufficio-stampa/appuntamenti/news?idn=22825
  5. https://www.corriere.it/opinioni/23_dicembre_17/che-cosa-non-sappiamo-dell-intelligenza-naturale-e3e77112-9d00-11ee-8b34-1e18e1726a61.shtml
  6. https://www.raicultura.it/raicultura/articoli/2020/02/E-vera-intelligenza–258b094d-c031-4914-a4ea-181ec033e85b.html
  7. https://www.ilgazzettinobr.it/attualita/item/40208-l-intelligenza-artificiale-tra-paure-entusiasmi-e-visioni-distopiche
  8. https://www.youtube.com/watch?v=t-HPZSUqdTk

da: https://www.ilgazzettinobr.it/attualita/item/40208-l-intelligenza-artificiale-tra-paure-entusiasmi-e-visioni-distopiche

Nel dibattito contemporaneo sull’intelligenza artificiale, spesso si rincorrono paure, entusiasmi e visioni distopiche.

In questa complessa costellazione di opinioni, il pensiero del filosofo Maurizio Ferraris si distingue per chiarezza, profondità e senso storico.

La sua prospettiva, fondata su un realismo lucido, mette al centro l’umano e il suo rapporto con la tecnica, rovesciando molte delle narrazioni più diffuse.

Alla base del discorso di Ferraris c’è una distinzione fondamentale: quella tra intelligenza e pensiero, che vengono viste come parole reciprocamente sostituibili, pur nella differenza.

Egli sottolinea che l’intelligenza umana, che consideriamo “naturale”, che distinguiamo dall’intelligenza “artificiale”, si sviluppa e si arricchisce attraverso processi di apprendimento e acquisizione di conoscenze che sono molto simili a quelli delle macchine che usano il machine learning. Per esempio, fin da bambini, impariamo a parlare, leggere, scrivere, usare i numeri e interagire con il mondo.

Questo processo di apprendimento avviene senza che ci venga insegnata esplicitamente ogni singola regola: piuttosto, assorbiamo informazioni, modelli e schemi attraverso l’esperienza, l’osservazione e l’interazione con l’ambiente. È un processo continuo, che si può paragonare a un “allenamento” automatico e adattivo, tipico del machine learning, dove i sistemi apprendono dai dati e migliorano le proprie prestazioni nel tempo.

Ferraris evidenzia che questa intelligenza “artificiale” insita in noi non è parte integrante della nostra stessa capacità di apprendere e adattarci. La cultura, l’educazione, le esperienze di vita sono i “software” che ci permettono di sviluppare capacità cognitive, emotive e sociali. In questo senso, la nostra intelligenza naturale è già “costruita” e “potenziata” da un processo di apprendimento che, se vogliamo, può essere visto come una forma di intelligenza “artificiale biologica”.

Tuttavia, l’intelligenza umana non è riducibile a una serie di calcoli o competenze. Il pensiero, secondo Ferraris, nasce da un corpo, da un appetito, da una volontà; è in tal modo le vie dell’artificiale e del naturale si differenziano.

Le macchine non hanno fame, né desideri, né età, né relazioni sociali. Non prendono decisioni perché non hanno un “sé” che può soffrire o gioire in base alle conseguenze. In questo senso, la distinzione tra intelligenza e pensiero non è fondata sull’originalità della produzione, ma sulla volontà di produrre, che nasce da bisogni vissuti in un’esistenza unica e irripetibile.

L’intelligenza artificiale non è in grado di creare qualcosa di originale, perché la creazione di un’opera nasce nell’individualità dell’operante. L’operante non si mette all’opera per essere originale, ma in virtù di un’esigenza esistenziale.

La macchina può imitare, ma non è in grado di produrre un enunciato. L’intelligenza artificiale può fornire risposte, ma l’originalità del pensiero umano consiste non solo nel  risolvere problemi, ma nel porre interrogativi che nascono da un’esperienza personale.

….  È il desiderio di capire, di esplorare, di migliorare e di innovare che spinge gli esseri umani a formulare domande, a mettere in discussione le certezze e a cercare risposte sempre più profonde e articolate.

Le macchine, per quanto avanzate, non possiedono questa capacità intrinseca di interrogarsi, di mettere in discussione il proprio funzionamento o di cercare significati oltre le risposte immediate.

… . Ogni interazione con l’intelligenza artificiale, ogni domanda posta, genera valore: aumenta il capitale di dati, valorizza la conoscenza umana, spesso dispersa e inutilizzata. …

Ferraris chiude con una riflessione fondamentale sulle distopie. Le macchine non desiderano il potere, non possono dominare perchè non hanno una volontà.  Le macchine rispondono ai nostri bisogni, non ne hanno di propri. In un tempo in cui l’intelligenza artificiale solleva interrogativi radicali, Maurizio Ferraris ci offre una bussola filosofica e concreta.

Non si tratta di scegliere tra l’uomo e la macchina, ma di capire che cosa è davvero umano, e come vogliamo che il nostro sapere torni a noi: non come minaccia, ma come occasione.

 

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