vai alla versione online come cambia il pensiero umano nell’era dell’intelligenza artificiale? Se lo è chiesto anche il filosofo Maurizio Ferraris,che nel suo nuovo libro ha cercato di rispondere fin dal titolo:«La pelle, quella che dà il titolo a questo libro, non è solo la sede della sensibilità. È anche, in quanto involucro vivente di un organismo volente, quella che si vuol vendere cara, al prezzo più alto possibile, in ogni momento della nostra vita; che ci attira verso un altro vivente per imperscrutabili questioni di pelle; o che può renderci amici per la pelle; o ancora quella che vorremmo fare o che vorremmo farci. Ossia è un impasto di sangue, sudore e lacrime che nessuna macchina potrà né vorrà mai imitare». Secondo Ferraris ciò che ci distingue come esseri umani non è solo ciò che pensiamo, ma anche ciò che sentiamo. E dunque la sensibilità, insieme alla volontà, è il filo conduttore di questa riflessione: perché un algoritmo può simulare una decisione ma non può soffrire per essa, può eseguire un’azione ma non desiderarla. Attraverso cinque grandi assi concettuali – fenomenologia, embodied cognition, tecnologia, epistemologia e teleologia – Ferraris compone una mappa del pensiero che tiene insieme le dimensioni biologiche, culturali e tecniche dell’umano, chiedendosi in che misura l’intelligenza artificiale riveli, più che sostituire, l’intelligenza naturale. Per darti un assaggio di questa riflessione profonda, ma allo stesso tempo accessibile a chiunque sia interessato a una delle questioni più urgenti del nostro tempo, puoi leggere l’estratto dall’intervista che lo psicologo e psicoterapeuta Vittorio Lingiardi ha fatto a Maurizio Ferraris all’ultimo Salone del Libro di Torino. Lingiardi Il dibattito sull’intelligenza artificiale sembra recente, ma tu nel libro sostieni che abbia radici molto più antiche. Ferraris Spesso si fa risalire l’inizio del discorso sull’IA ai tempi di Alan Turing, negli anni cinquanta del Novecento, ma in realtà è una questione che accompagna il pensiero filosofico da sempre. Nel Fedro, Platone critica la scrittura perché pensa che le persone inizieranno a leggere i libri invece che andare a scuola da lui, e quindi inizia a sostenere che la scrittura è una copia ingannevole del pensiero umano. I suoi timori sono identici a quelli che oggi nutriamo per l’intelligenza artificiale.L’umano ha sempre prodotto «doppi artificiali» di sé stesso: la scrittura, la stampa, il calcolo. L’intelligenza artificiale nasce con l’uomo perché è l’uomo a essere strutturalmente artificiale. Lingiardi In questo libro dai un rilievo particolare a due concetti: volontà e sensibilità. Perché?Ferraris Perché segnano il confine irriducibile tra l’organismo e l’automa. La volontà è ciò che ci spinge ad agire anche quando non c’è una ragione chiara – come il paradosso dell’asino di Buridano che, privo di una motivazione per scegliere tra due mucchi di fieno equidistanti, nell’indecisione muore di fame. La sensibilità, invece, ci connette al mondo in modo immediato e corporeo. La pelle è il luogo dove il pensiero tocca il mondo: si arrossisce, si suda, si rabbrividisce. Nessuna macchina arrossirà mai. Lingiardi C’è chi teme che l’IA ci stia sottraendo libertà. Cosa ne pensi? Ferraris È un timore legittimo, ma spesso nasce da un confronto idealizzato tra un passato libero e un presente condizionato. In realtà, ogni cultura ha i suoi vincoli: nel Seicento, a Salem, bastava avere qualche comportamento «fuori dalla norma» per essere mandati al rogo con l’accusa di stregoneria: anche quella era una forma di intelligenza collettiva che imponeva comportamenti. L’intelligenza artificiale non ci aliena: semplicemente ci restituisce amplificato ciò che già siamo. Lingiardi Che cosa intendi quando nel libro parli di «mente attrezzata»? Ferraris La mente attrezzata è quella che si forma nel continuo rapporto con la tecnica. Non è solo il nostro cervello a renderci umani – il cervello dei delfini, ad esempio, è più grande del nostro – ma la capacità di costruire strumenti, raccontare storie, trasmettere conoscenze. È questo che ci ha distinto dagli altri animali fin dall’inizio: accendere un fuoco, inventare un alfabeto, andare a scuola. Nel libro parlo spesso del castoro: il castoro fa le dighe, è operoso, non sto quindi dicendo che gli animali siano del tutto inerti rispetto alle capacità tecniche. Tuttavia fa sempre la stessa diga e non è interessato, ad esempio, a dei telefilm sui castori, mentre gli umani sì. Lingiardi C’è una bella immagine in copertina: Pinocchio. Perché l’hai scelta? Ferraris Perché Pinocchio rappresenta perfettamente il nodo tra naturale e artificiale. È un burattino che aspira a diventare umano. L’IA, come Pinocchio, può avvicinarsi all’umano, ma le manca qualcosa: la vita, la finitezza, il desiderio. Senza la Fata dai capelli turchini – cioè senza magia, senza anima – l’automa resta automa, non diventerà mai un bambino. Lingiardi Usi mai ChatGPT?Ferraris Sì, lo uso. Gli ho persino chiesto di riassumermi il libro ed è stata un’esperienza molto interessante perché ad esempio valorizzava cose che avevo trascurato. Mi ha anche aiutato a individuare le parti in cui non ero stato abbastanza chiaro: se ti dice che «l’autore svolge riflessioni molto profonde a proposito di…» significa che non ha capito niente di quello che intendevi dire! «Si pubblicano tantissimi libri, ma questo mi sembra proprio da leggere»— Vittorio Lingiardi |

Lingiardi In questo libro dai un rilievo particolare a due concetti: volontà e sensibilità. Perché?