Come una guerra o una rivoluzione, la pandemia mette in discussione i poteri costituiti: nelle istituzioni e nell’economia, nelle relazioni sociali, nel nostro io. Gli equilibri precedenti vengono azzerati, rimescolati, ripensati. Pensieri, pratiche e persone del prima appaiono all’improvviso inutili e inattuali, e finiscono in angoli dimenticati. Si salverà solo chi – di fronte ad un crisi, oltre che potente, esterna e ignota - cambierà radicalmente il proprio sguardo sul mondo, mettendosi in discussione e guardandosi dentro. Il nostro spazio futuro non sarà deciso dai governi – come cercherò di dire con una certa brutalità – ma da ognuno di noi.
In un libro di qualche anno fa (“Scegli la tua vita”), Jacques Attali definì “rassegnati-reclamanti” coloro che “si rassegnano a non poter scegliere la propria vita, e che reclamano un risarcimento per la loro condizione di servitù”, contrapponendoli a…
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