Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia di apertura della Prima Conferenza dei Prefetti

Siamo tutti egualmente consapevoli della portata delle trasformazioni che nell’ultimo quindicennio sono state introdotte nell’assetto dello Stato repubblicano, delle sue istituzioni e dei suoi apparati. Si tratta di un processo in pieno svolgimento e che ancora richiede alcune, incisive modifiche costituzionali specie per dare coerenza – anche sul piano della fisionomia e del funzionamento del Parlamento nazionale – alla svolta che è stata da anni avviata in senso autonomistico e federalista ed è di recente culminata nell’approvazione, con largo consenso in Parlamento, della legge sul federalismo fiscale.

Come sappiamo, l’Italia ha conosciuto molto più tardi di altri paesi la formazione dello Stato nazionale, che è nato come Stato fortemente centralizzato. Mentre altrove – dagli Stati Uniti d’America alla Germania, anch’essa unificatasi con forte ritardo – l’unità statuale è scaturita da una realtà costituita da molteplici, preesistenti entità tra loro storicamente diverse e distinte, ed è quindi sorta in sostanza, su basi federali, nel nostro paese essa ha presentato ben altre caratteristiche originarie. Ma quando, con l’avvento della Repubblica e con l’elaborazione della Carta costituzionale, l’Italia si è data un ordinamento pienamente democratico, essa si è aperta a un riconoscimento nuovo delle autonomie locali e regionali, dopo che col fascismo si era affermata la massima centralizzazione autoritaria dello Stato.

Cominciò così sessant’anni fa un lungo cammino, lento e contradditorio, che avrebbe conosciuto una decisa accelerazione e un balzo in avanti a partire dai primi anni ’90, quando prese a svilupparsi un movimento politico e di opinione federalista e si convenne in Parlamento su una riforma significativa come l’elezione diretta del Sindaco. E fu, quella, una riforma non solo elettorale ma istituzionale, che segnò, sul piano istituzionale – e ai fini del discorso che qui ci interessa -l’affrancamento dell’ente locale dalla tutela dello Stato centrale, affidata al controllo prefettizio.

Il seguito è noto : riforme elettorali anche per Province e Regioni e, soprattutto, riforma del Titolo V della Costituzione repubblicana, da cui è scaturita la stessa innovazione del federalismo fiscale. Nei fatti, era inoltre venuta assumendo un ruolo e peso crescente la Conferenza Stato-Regioni.

Ho voluto richiamare questa evoluzione, per l’impronta originale, tutta italiana, che essa presenta : da uno Stato centralizzato verso uno Stato federale. Ed è un’impronta che spiega molte cose : lo sforzo che si è dovuto e si deve compiere, in particolare, per ricollocare istituti nati con un tipo di Stato rigidamente governato dal centro nel nuovo contesto autonomistico, regionalistico, di stampo federale.

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