Ricolfi Luca, Cari bamboccioni impreparati

… Da molti anni le statistiche ci dicono che in nessun Paese occidentale i figli restano in casa con mamma e papà così a lungo come in Italia. Perché? Per anni l’interpretazione dominante è stata che le cause sono essenzialmente economiche: poche occasioni di lavoro, mercato degli affitti congelato, proliferazione delle «università sotto casa». Da un po’ di tempo si stanno facendo largo anche letture meno economiciste, che avanzano il sospetto che c’entrino anche il familismo e il deficit di responsabilità individuale tipici della società italiana …

…. la loro preparazione media è così bassa da impedire loro l’accesso a posti di lavoro di qualità. Detto più brutalmente, siamo noi che li stiamo ingannando, è la finta istruzione che forniamo loro a renderli così deboli. Quel che è successo è che da molti anni la scuola e l’università italiane non solo rilasciano pochi diplomi e poche lauree, ma rilasciano titoli formali più alti del livello di istruzione effettivamente raggiunto. La conseguenza è che abbiamo un esercito di giovani che, per il fatto di avere un titolo di studio relativamente elevato (diploma o laurea), aspirano a un posto di lavoro di qualità, ma per il fatto di essere più ignoranti del giusto difficilmente riescono a trovare quello che cercano. …

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Cari bamboccioni impreparati – LASTAMPA.it

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6 commenti

  1. certamente la nostra preparazione non sarà un granchè (anche se l’autore di questo articolo forse non sa che il sistema d’istruzione di una della più grandi nazioni del mondo – gli Stati Uniti non è certo migliore) ma se i posti di lavoro vengono assegnati per amicizia o clientelarismi certo chi si è formato non riesce a crescere: nei paesi normali il CV vale qualcosa.qui no. ecco perchè molti se ne vanno e all’estero trovano riscontri positivi (forse il nostri cervelli in fuga sono la migliore testimonianza dell’eccellenza del nostro sistema d’istruzione). incomincio a credere che il problema sia mio che mi sono incaponita a restare.

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  2. Devo ammettere, persino con una punta di soddisfazione (era ora!), che il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, questa volta ha fatto centro.

    Vorrei sommessamente osservare che quello “della semplificazione”, forse, sarebbe più opportuno chiamarlo “Ministero dei semplicismi”, per il consueto, sbracato, disinvolto utilizzo di espressioni “colorite”, per così dire, e non consone al registro che dovrebbe essergli proprio, che l’attuale inquilino del dicastero distilla quotidianamente.
    Come se ne sentissimo la necessità…

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  3. gentile andrea quaranta
    il ministro brunetta è piuttosto arrogante nella comunicazione. dentro di lui cova il sentimento di vendetta dei socialisti italiani la cui presenza politica è stata annullata negli anni ’90.
    tuttavia c’è differenza fra la sua comunicazione e gli atti – sia pure contraddittori – che ha praticato. e lo sa bene pietro ichino (da me spesso segnalato in questo spazio) che ha sommessamente collaborato mantenendo le necessarie distanze politiche

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  4. gentile troubledsleeper
    anche a me pare che ricolfi sottovaluti l’aspetto fondamentale della nostra scuola , che è il suo tendere verso l’universalismo.
    però è vero che la mutazione antroplogica dei 30nni – 40nni ancora a casa dei genitori e la crescente propensione a non voler svolgere compiti e mansioni se non di tipo dirigenziale (l’aspirazione a diventare tutti dirigenti è impressionante) sta danneggiando in modo molecolare la vita quotidiana

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  5. d’accordo sul “dirigenzialismo” imperante. però il problema è che non si trovano neppure posti intermedi: per un giovane laureato magari pure con master si trovano posti al call center, addetto alle vendite, se non addirittura custode….

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  6. come darti torto trouble?
    c’è una sfasatura fra formazione e mercato.
    c’è ancora da passare a’ nuttata (intendo quest’anno) poi , se non ricominciano altre bolle immobiliari, l’economia dovrebbe riprendere lentamente. così dicono gli economisti: tuttavia gli economisti sono anche quelli che NON HANNO PREVISTO la crisi del 2008.
    però bisognerebbe anche capire come mai c’è disoccupazione intellettuale eppure coesiste una offerta di occupazione per i migranti (un po’ più critica, ma ancora attiva)

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