Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini
Signor Presidente della Repubblica,
le chiedo di non firmare il decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un
paese democratico le regole non possono essere cambiate in corso d’opera e a piacimento
del governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti politiche e sociali per la
loro importanza per la democrazia e la vita sociale dei cittadini italiani.
Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto
rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Alessandro Magni
Signor Presidente Napolitano,
sono a chiederle di fare tutto quello che lei può per lasciarci la possibilità di votare in
Lombardia chi riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave
attentato al diritto di voto.
In fede
M. Cristina Varenna
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con
sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi
hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse
dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti
politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione
italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per
gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito
presso la corte d’appello di Milano. Erano in gioco due interessi o “beni” entrambi
meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il
diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non
si può negare che si tratti di “beni” egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e
democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori
esponenti dell’opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere – neppure in
Lombardia – “per abbandono dell’avversario” o “a tavolino”. E si era anche da più
parti parlato della necessità di una “soluzione politica”: senza peraltro chiarire in che
senso ciò andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè “frutto di un accordo”,
concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là
delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e
sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In
realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e
concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là
delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e
sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In
realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e
opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima
elettorale: difficili per tendenze all’autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e
per diffidenze di fondo e indisponibilità dall’altra parte.
Ma in ogni caso – questo è il punto che mi preme sottolineare – la “soluzione politica”,
ovvero l’intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in
soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente
per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena partecipazione dei
principali contendenti. E i tempi si erano a tal punto ristretti – dopo i già intervenuti
pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano – che quel provvedimento non
poteva che essere un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro
giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell’interno e dalla
Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di
incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione –
comunque inevitabilmente legislativa – potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi
di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in
evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E’
bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di
indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle
prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti
segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo
senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di
non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa
di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio Napolitano
