In più occasioni abbiamo parlato su Economia e Finanzadelle iniziative de La Repubblica degli Stagisti di Eleonora Voltolina, il think tank italiano sui tirocini, le possibilità offerte dalle aziende e la serietà delle loro proposte verificata dal bollino Ok Stage, oltre alla segnalazione di sfruttamenti e tempi morti nel mondo della formazione postuniversitaria.
Oggi alle 18.30 a Milano presso la libreria Tadino (via Tadino 18, zona Buenos Aires – Porta Venezia) si terrà la prima presentazione a Milano del libro La Repubblica degli stagisti, sottotitolo Come non farsi sfruttare (Laterza), scritto dal direttore del sito www.repubblicadeglistagisti.it Eleonora Voltolina.
Insieme all’autrice interverranno Pietro Ichino, giuslavorista e senatore nonchè promotore di una revisione della normativa in materia di stage, e Alessandro Rosina, docente di demografia e autore del saggio «Non è un paese per giovani».
«La Repubblica degli stagisti», uscito in libreria giovedì 1 luglio, è un viaggio nell’universo stage alla ricerca dei riferimenti normativi e dei trucchi per scegliere bene, stando alla larga da truffe e fregature. Offre una panoramica su tutto quel che c’è da sapere sullo stage, raccogliendo anche le voci di tanti stagisti ed ex stagisti che raccontano la loro storia.

Complimenti ad Eleonora Voltolina! Speriamo che il libro susciti un minimo di riflessione nella classe dirigente.
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A mio parere la procedura “Bollino OK stage” è scorretta e ingannevole nei confronti degli utenti che si affidano ai consigli di Repubblica degli Stagisti. La gestione di questo sito web è l’attività principale della casa editrice Ventidue S.r.l. di Milano, la quale si sostiene soprattutto grazie al “Bollino OK stage”. Lo scopo di questo bollino, secondo le intenzioni dichiarate da Repubblica degli Stagisti, dovrebbe essere quello di rendere immediatamente riconoscibili quelle aziende che si impegnano a utilizzare lo strumento dello stage secondo una serie di criteri virtuosi che sono stabiliti dalla stessa testata giornalistica. Le aziende che aderiscono a questi suggerimenti, vengono evidenziate e quindi presentate come “buone” agli utenti del sito web, che sono quasi tutti giovani disoccupati in cerca di uno stage che li introduca nel mondo del lavoro. In realtà, sul sito web della testata giornalistica non è espresso chiaramente che le aziende segnalate come “buone”, versano a Repubblica degli Stagisti (che dovrebbe svolgere un ruolo di controllo nei confronti delle aziende e di garanzia nei confronti dei propri utenti) una quota annuale che offre loro anche la possibilità di pubblicare annunci pubblicitari sul sito. Come ha dovuto ammettere la stessa direttrice di Repubblica degli stagisti, Eleonora Voltolina, in una discussione sulla propria pagina facebook (http://www.facebook.com/board.php?uid=22276670275#!/topic.php?uid=22276670275&topic=13663) : “Le aziende che aderiscono all’iniziativa del Bollino OK Stage innanzitutto devono sottoscrivere la Carta dei diritti dello stagista, impegnandosi formalmente a rispettarne tutti i criteri. Poi versano una quota di adesione annuale che apre la possibilità di pubblicare annunci sul nostro sito e di utilizzare il nostro marchio per rendere visibile la loro adesione a questa iniziativa. I lettori del nostro sito possono visualizzare gli annunci solo di quelle aziende che si sono impegnate a sottostare ai punti della Carta”. Questo meccanismo, che viene definito “virtuoso” da Repubblica degli Stagisti, sembra, in realtà, assai poco trasparente in quanto si basa su un evidente conflitto di interessi ed ha come finalità la ricerca del profitto per la testata giornalistica in questione. E si tratta di profitti non indifferenti. Il bollino “Ok stage” ha un costo annuale variabile da 250 euro a 1000 euro a seconda della dimensione delle imprese che aderiscono all’iniziativa, per cui Repubblica degli stagisti guadagnerebbe una cifra compresa almeno tra 9500-38.000 euro annuali. Quale garanzia può offrire ai propri lettori una testata giornalistica che trae profitto da un’attività che dovrebbe essere, invece, libera e indipendente e senza fini di lucro, rifiutando ogni pubblicità che provenga dalle aziende che lei stessa controlla? Perché le aziende che non versano la quota annuale di adesione non sono segnalate anch’esse come “buone” se sono ugualmente aziende virtuose in materia di stage? Oppure la virtù dell’azienda è tale solo a seguito del versamento della quota a Repubblica degli stagisti?
Faccio presente, prima che Repubblica degli Stagisti citi come al solito l’articolo contro di me pubblicato sul loro sito web (cosa che fa sempre come se ciò che loro dicono sia il Vangelo) che io sono stata danneggiata dalle calunnie di questa testata giornalistica fino al punto di dover cessare l’attività del mio centro studi, oltretutto senza motivo, dato che io non mi sono mai occupata di stage aziendali ma soltanto di stage seminariali in cui le persone assolutamente non lavorano ma imparano e studiano in un ambiente di lavoro, cosa totalmente diversa. Era doveroso dirlo al fine di sgombrare il campo da ogni equivoco.
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