Romano Colozzi (Assessore al bilancio della regione Lombardia,e coordinatore della Commissione affari finanziari per la Conferenza delle Regioni) sul decreto legislativo sui costi standard in sanità

(regioni.it) “Le prime reazioni di alcuni Presidenti alla bozza di decreto (sul federalismo fiscale, ndr) hanno dato l’impressione di un prevalere di un atteggiamento di preoccupazione e diffidenza, che è assolutamente comprensibile di fronte ad una svolta che rappresenta per tutti una sfida, ma sono convinto che il confronto delle Regioni fra loro e con il Governo riuscirà a far emergere su tutto questo la convinzione che siamo di fronte ad una scelta ineluttabile per riuscire a coniugare l’esigenza di tenere sotto controllo la spesa pubblica ma contemporaneamente garantire a tutti gli italiani, dovunque risiedano, l’erogazione di un servizio sanitario di qualità”, ne è convinto l’Assessore al bilancio della regione Lombardia,e coordinatore della Commissione affari finanziari per la Conferenza delle Regioni, Romano Colozzi.
“Il Governo si appresta ad approvare il decreto legislativo sui costi standard in sanità” – spiega l’Assessore Colozzi in un articolo pubblicato da http://www.ilsussidiario.net – e “la bozza, che da alcuni giorni è stata fatta circolare dal Governo, dà parziale attuazione a quanto previsto […] della legge 42, affrontando il tema dei costi standard in sanità, ma tralasciando completamente il tema della standardizzazione dei costi per quanto riguarda le altre materie”: assistenza e istruzione e (con riferimento alla spesa in conto capitale) il trasporto pubblico locale che “dunque dovranno essere affrontati – continua Colozzi – con successivi decreti, previa puntuale definizione dei livelli essenziali di prestazioni (LEP) da finanziare”.
“Il confronto sulla bozza – aggiunge l’Assessore – inizierà in Conferenza delle Regioni nei prossimi giorni, per giungere ad un immediato incontro con il Governo, perché è evidente che su un tema così delicato è necessario arrivare ad una condivisione ampia, per evitare traumatiche lacerazioni nel Paese e fra istituzioni.
Mi sembra che il testo messo a punto dal Governo, pur necessitando di precisazioni e integrazioni, rappresenti una corretta e realistica base di confronto, sostanzialmente in linea con principi che nei diversi Patti per la salute sottoscritti negli ultimi anni hanno trovato una ampia condivisione.
Il coordinatore della Commissione affari finanziari si sofferma, nell’articolo, su alcune prime osservazioni sui punti essenziali del decreto.
Non è facilmente comprensibile la decorrenza dell’efficacia del decreto a partire dal 2013. Ritengo che essa possa essere anticipata al 2012 come prima applicazione, così da avere già acquisito importanti elementi conoscitivi nel 2013 al momento del rinnovo del Patto della salute, in cui dovrà confluire una serie di impegni conseguenti alla definitiva applicazione del nuovo modello.
Prendere a riferimento il secondo anno antecedente per l’individuazione delle regioni benchmark è discutibile e potenzialmente fuorviante. Molto più corretto e logico il riferimento ad almeno un triennio, così da ridurre gli impatti di eventi straordinari e fotografare situazioni di effettiva stabilità e rispetto delle regole.
La nuova formulazione del meccanismo per l’individuazione delle tre regioni benchmark appare – secondo Colozzi – piuttosto confusa e non ben motivata, dando la sensazione di rimandare ad una sorta di mediazione politica fra Regioni e fra Governo e Regioni una scelta che deve essere fatta in base a oggettivi criteri quali-quantitativi.
La modalità con cui l’art. 2 prevede la determinazione del fabbisogno sanitario standard conferma, coerentemente con quanto affermato nella Nota sui costi standard approvata dalla COPAFF, che esso è determinato, all’interno del quadro macroeconomico e dei vincoli di finanza pubblica, dalla erogazione dei LEA, non lasciando spazio a chi avrebbe voluto usare i costi standard per giungere alla riduzione del Fondo sanitario nazionale; tuttavia il decreto dovrebbe meglio esplicitare che ad una eventuale riduzione delle risorse deve corrispondere una coerente ridefinizione dei LEA.
Il decreto, molto realisticamente, deve purtroppo prendere atto di enormi lacune nei sistemi informativi di alcune regioni e si limita ad individuare come benchmark di appropriatezza ed efficienza tre grandi macroaggregati per il finanziamento della spesa sanitaria: il 5% per l’assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, il 51% per l’assistenza distrettuale e il 44% per l’assistenza ospedaliera. E’ evidente – conclude Colozzi – che per attivare un sistema credibile ci sarebbe bisogno di una serie ben più analitica di indicatori oggi non disponibili: questa è una lacuna da colmare in tempi rapidissimi, ma ritengo indispensabile che da subito si operi l’integrazione di almeno due indicatori: la spesa farmaceutica territoriale e il costo del personale. Così come il decreto dovrà prevedere dei meccanismi di premialità collegati agli indicatori benchmark di efficienza ed appropriatezza.
(red/01.10.10)

Newsletter n. 1656 del venerdì 1 ottobre 2010.

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