Pietro Ichino, UNA GRANDE COALIZIONE SENZA BERLUSCONI, PER LE RIFORME PIU’ DIFFICILI E URGENTI?

una terza possibilità, di cui ha parlato Mario Monti sul Corriere di ieri: quella di un governo di “grande coalizione” per le riforme indispensabili, che porti la legislatura al suo termine naturale. Presupposto di questa via d’uscita dalla crisi è il riconoscimento da parte di Pd e PdL di due verità scomode per entrambi: a) la gravità assolutamente eccezionale della crisi economica e morale che l’Italia sta attraversando; b) l’impossibilità sia per il centrodestra oggi, sia per un centrosinistra in ipotesi vincente alle prossime elezioni, di uscirne con le sole proprie forze. Più specificamente, ciascuno dei due schieramenti dovrebbe riconoscere di non poter fare fronte da solo all’imperativo europeo della rapida riduzione del debito pubblico; alle difficoltà enormi della riforma federalista dello Stato, osteggiata dall’UdC, ma giustamente considerata dal Pd come indispensabile al Paese; alla necessità di una drastica accelerazione del processo di bonifica e di rilancio dell’efficienza e produttività delle amministrazioni pubbliche, a partire da quella della giustizia e da quella scolastica; all’insieme delle misure urgenti indispensabili per aprire il Paese agli investimenti stranieri, in particolare sul terreno delle relazioni industriali e del mercato del lavoro.

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