Una messicana cinquantenne ha partorito la settimana scorsa un bambino concepito col seme del proprio figlio. Non si tratta però, tecnicamente, di incesto, ma delle possibilità dell’ingegneria genetica di realizzare i desideri. Il figlio della madre-nonna, infatti, è un imprenditore trentunenne omosessuale, e il bimbo è stato concepito in provetta con il suo seme e con un ovocita donato da un’amica. La donna ha offerto il proprio utero per farlo nascere. Una storia di dono e generosità.
La nonna voleva un nipotino, e l’ha avuto. L’uomo voleva un figlio, ed è accontentato. L’amica ha donato il suo uovo con piacere. Lo scenario, molto postmoderno, è quello di una molteplicità di desideri in sé difficili, realizzati attraverso la cooperazione di persone che si vogliono bene e della sapiente ingegneria riproduttiva.
In questa fiaba tecnoscientifica, che la nonna-mamma ha detto di essere ansiosa di poter raccontare al bambino per mostrargli questa sua storia così speciale e meravigliosa, c’è però un furto. Inequivocabile, sicuro, per certi versi autonomo delle variegate obiezioni morali che molti muoveranno a questo evento, e ai suoi protagonisti. Si tratta del furto della madre.
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segue qui:

grazie, dottor Claudio Risè
per questo BELLISSIMO articolo.
qui si mostra il suo talento analitico, che io – per mia personale fortuna – ho accostato.
qui si parla di DESIDERIO e di come il narcisistico desiderio di questi attori tutti egoriferiti (il figlio omosessuale e desiderante di essere padre, la mamma/madre/nonna desiderante sia di soddisfare il desiderio del figlio che di riprovare la maternità, la compagna desiderante di essere madre per concessione biologica) … tutti mettono in ombra il futuro di questo “figlio”, indubbiamente desiderato da un gruppo un po’ troppo affollato per poter riflettere, quando sarà adulto, prevecchio e vecchio della sua storia più biologica che affettiva
con gratitudine
paolo ferrario
como
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