Linda Lanzillotta, Il federalismo fa i gattini ciechi – Il Sole 24 ORE

Il decreto sui fabbisogni standard, come evidenziato dai primi autorevoli commenti, si limita ad indicare un metodo di calcolo il cui esito è quanto mai incerto circa la capacità di costringere effettivamente gli enti locali a produrre servizi a costi efficienti e, allo stesso tempo, a garantire su tutto il paese un adeguato standard di servizi.

Ora, con il federalismo (fiscale) municipale, su cui il Parlamento si pronuncerà nei prossimi giorni, si decide se ai generici principi contenuti nella legge delega corrispondono poteri tributari, meccanismi perequativi, controlli, processi di riorganizzazione amministrativa tali da rendere concreti e operativi quei principi cui si riconnettono le decantate virtù del federalismo. Per questo si tratta di valutare se gli obiettivi e i vincoli posti dalla legge delega (n.42/2009) risultino davvero rispettati.

L’autonomia fiscale è la leva per responsabilizzare gli amministratori in quanto rafforza il potere di controllo e di sanzione dei cittadini elettori. Il decreto fa però una scelta diversa perché la principale imposta locale (l’Imu) non la pagheranno i cittadini che usufruiscono dei servizi, ma solo i proprietari di seconde case (in massima parte non residenti e non elettori) e le persone giuridiche (che notoriamente non votano). Viene quindi meno uno dei fondamenti del federalismo fiscale

da: Il federalismo fa i gattini ciechi – Il Sole 24 ORE.

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