Banca d’Italia, “la crescita del Pil nei prossimi due anni sarà dell’1% e l’occupazione resterà ferma. Per cambiare la situazione“è essenziale che vengano rimossi gli ostacoli strutturali che hanno finora impedito all’economia italiana di inserirsi pienamente nella ripresa dell’economia mondiale”

Secondo Bankitalia la crescita del Pil nei prossimi due anni sarà dell’1% e l’occupazione resterà ferma. Per cambiare la situazione“è essenziale che vengano rimossi gli ostacoli strutturali che hanno finora impedito all’economia italiana di inserirsi pienamente nella ripresa dell’economia mondiale”. Il consiglio proviene dal bollettino economico trimestrale della Banca d’Italia  che rileva inoltre come ”gli effetti di una dinamica piu’ sostenuta attesa per il commercio mondiale verrebbero compensati dagli andamenti piu’ sfavorevoli dei tassi di interesse a medio e lungo termine”.

Restano basse le previsioni di crescita dell’economia italiana stilate dalla Banca d’Italia: ‘il Pil manterrebbe sia nel 2011 sia nel 2012 il basso ritmo di crescita dell’anno passato, intorno all’1%’. L’occupazione non riparte e i più penalizzati restano i giovani.
Sempre secondo Bankitalia gli indicatori congiunturali più recenti prefigurano un ulteriore rallentamento del PIL in Italia nello scorcio del 2010. In ottobre l’indice della produzione industriale è rimasto pressoché invariato rispetto al mese precedente, registrando un incremento di circa l’1 per cento in novembre; tenendo conto delle nostre stime per dicembre, l’attività manifatturiera si sarebbe indebolita nella media del quarto trimestre. Segnali più favorevoli si desumono dalle indagini presso le imprese, che delineano una prosecuzione della ripresa ciclica, pur a ritmi blandi: il clima di fiducia rilevato dall’ISAE è in progressivo miglioramento; l’indice PMI delle imprese manifatturiere si mantiene su livelli compatibili con una fase espansiva. Dal lato della domanda, secondo i dati di commercio con l’estero, nel bimestre ottobre-novembre il volume di esportazioni di beni avrebbe ristagnato. I comportamenti di spesa delle famiglie si confermano improntati alla cautela, risentendo della contrazione del reddito disponibile reale e della perdurante debolezza del mercato del lavoro. Sulla base dell’indagine trimestrale condotta in dicembre dalla Banca d’Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore, la decelerazione della spesa in macchinari e attrezzature osservata durante l’estate dopo la fine degli incentivi fiscali sarebbe continuata nello scorcio del 2010, risentendo anche di margini ancora ampi di capacità inutilizzata e di giudizi più cauti circa le prospettive di crescita di medio termine; l’accumulazione di capitale tornerebbe a crescere a ritmi più sostenuti nell’anno in corso.
Oggi il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn ha dichiarato che e’ necessario agire tempestivamente per rafforzare l’Efsf, il meccanismo salva-Stati, nell’ambito di ‘una risposta complessiva alla crisi del debito sovrano che ancora non è stata risolta’.
La debolezza delle prospettive occupazionali tende a scoraggiare la ricerca di un impiego, soprattutto tra coloro che hanno scarsa esperienza lavorativa. Nel terzo trimestre del 2010 le forze di lavoro sono diminuite, al netto dei fattori stagionali, dello 0,4 per cento rispetto al periodo precedente (-93.000 persone) e il tasso di attività è sceso leggermente.
A tale flessione ha contribuito in particolare la riduzione, la prima dopo due anni di crescita sostenuta, del numero di persone in cerca di occupazione (-1,7 per cento rispetto al periodo precedente; -36.000 persone). Il calo ha interessato soprattutto i giovani e le persone in cerca di prima occupazione. La minore partecipazione al mercato del lavoro ha consentito una leggera flessione del tasso di disoccupazione, all’8,3 per cento, dall’8,4 del secondo trimestre.
Secondo i dati mensili provvisori dell’Istat, questi andamenti non hanno trovato conferma in autunno, quando il numero degli inattivi si è ridotto ed è aumentato quello di coloro che cercano lavoro: in novembre il tasso di disoccupazione sarebbe pertanto salito all’8,7 per cento. Secondo stime preliminari, una misura del grado di sottoutilizzo dell’offerta di lavoro che includa l’equivalente delle ore di CIG e i lavoratori che, scoraggiati, cercano un impiego con minore intensità si collocherebbe almeno due punti percentuali al di sopra del tasso di disoccupazione.
Nel 2010 il fabbisogno del settore statale è stato pari a 67,5 miliardi (4,4 per cento del PIL nominale come stimato in questo Bollettino), inferiore di circa un punto percentuale rispetto alla stima riportata nella Decisione di finanza pubblica (DFP) dello scorso settembre. Il calo di oltre 19 miliardi rispetto al 2009 (-1,4 punti percentuali del PIL) è dovuto alla contrazione delle erogazioni; gli incassi sono rimasti sostanzialmente stabili. La riduzione degli esborsi deriva solo in parte da componenti straordinarie: a fronte delle erogazioni effettuate nel 2009 per la sottoscrizione di speciali obbligazioni emesse dalle banche (4 miliardi) e per il riacquisto degli immobili oggetto della cartolarizzazione SCIP2 (2 miliardi), nel 2010 vi sono state quelle per il sostegno finanziario alla Grecia (circa 4 miliardi). Vi è stato infine uno slittamento di alcune spese al 2011, che tuttavia sarebbe di entità relativamente modesta. Anche il fabbisogno relativo al più ampio settore delle Amministrazioni pubbliche si è ridotto: nei primi undici mesi dell’anno esso è stato pari a 79,1 miliardi contro 91,5 nello stesso periodo del 2009.

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