Somewhere, di Sofia Coppola, 2010

Divo del cinema vive solo e apatico in alberghi/”non luoghi”.

La presenza concreta e forte della figlia undicenne determina la crisi che lo porta a cambiare

Sulla lunga strada si lascia alle spalle quella vita e sorride.

Tema: arriva il momento in cui si deve cambiare

Dialoghi:

Cleo: ” non so quanto starà via mamma … tu non ci sei mai ...”

Scusa se non ci sono mai

Mi sento meno di niente … Non sono nemmeno una persona

….

non è di amore romantico che tratta l’ultima opera di Sofia Coppola, ma del filo sottile e pieno di dolcezza che lega un padre alla figlia. Rieccola qui Sofia. A parlare di famiglie disfunzionali, di adolescenza in bilico, di sentimenti trattenuti, di esistenze perse e in attesa di “traduzione”, come quella del divo Johnny (uno stropicciato Stephen Dorff in odore di Brando), Peter Pan alloggiato ad libitum nel mitico hotel Chateau Marmont e collezionista di giornate intorpidite da alcol, pasticche e sesso prêt-à-porter con top model vampire o spogliarelliste che gli fanno il servizio in camera.

… E alla fine arriva Cleo. Purezza e incanto degli undici anni (incarnati magnificamente dalla talentuosa Elle Fanning, sorella della più famosa Dakota, di cui Sofia ha esaltato il candore e la “verginale” bellezza).
La piccola Cleo. Voglia di padre vagheggiato e idealizzato. Voglia di tenerezza. Voglia di recuperare il tempo perduto. Il dirty world di Johnny si infrange contro l’incanto delle lezioni di pattinaggio artistico della figlia, contro il giocare “a far finta di”, contro le schitarrate alla Wii, le colazioni a letto a sorpresa preparate dalla ragazzina, i gesti d’affetto senza calcolo. Il contrasto è troppo forte. E Johnny si trova costretto a guardarsi dentro e cercare “chissà dove”, come suggerisce il titolo, il senso perduto della sua esistenza.

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da: Somewhere, il nuovo film di Sofia Coppola | Best Movie.

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