Giorgio Tonini, IN LIBIA E’ OBAMA A GUIDARE L’EUROPA

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Chi ha compreso meglio e per primo cosa si poteva muovere nel mondo arabo-islamico è stato il presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama. Con il famoso discorso all’Università del Cairo del 4 giugno 2009, il presidente nero dal nome arabo, immagine vivente di una globalizzazione inclusiva e plurale, affermava la compatibilità tra islam e democrazia, si schierava dalla parte dei popoli che si battono per il valore universale della libertà e dei diritti umani e al tempo stesso ripristinava il rispetto della sovranità altrui e l’opzione preferenziale per il multilateralismo: entrambi violati da Bush con l’intervento in Iraq. La “dottrina” del Cairo, tipicamente obamiana perché al tempo stesso idealista e pragmatica, non ha evitato alla Casa Bianca esitazioni e incertezze, dinanzi ad un precipitare degli eventi imprevedibile per tutti, almeno nei modi e nei tempi. E tuttavia le ha consentito, a differenza degli europei, noi italiani compresi, di disporre di uno schema di analisi e di azione: schierarsi con nettezza dalla parte dei popoli, senza troncare il rapporto con l’establishment, innanzi tutto militare, essenziale per un governo equilibrato della transizione; e, senza escludere l’uso della forza come extrema ratio, riaffermare il primato del diritto e della legalità internazionale e privilegiare il soft-power nel promuovere e accompagnare un difficile e rischioso cambiamento.

da: Pietro Ichino |  IN LIBIA E’ OBAMA A GUIDARE L’EUROPA.

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