Al Qaida non è un drappello di leader superstiti che vaga per le aree tribali del Pakistan temendo i missili dei droni e non è nemmeno Osama bin Laden, il grande capostipite eliminato fisicamente dalla scena l’anno scorso. Al Qaida è un’idea che non potrebbe essere in forma più rigogliosa e con tante energie fresche a disposizione. In Yemen questa settimana gli uomini di al Qaida hanno attaccato di sorpresa una base militare nel sud del paese e hanno ucciso 180 soldati, prendendo in ostaggio gli altri per farsi insegnare come usare i mezzi e le armi.
Hanno anche annunciato la creazione non di uno ma di due emirati islamici in due diverse regioni ormai fuori controllo. In Somalia il governo è allarmato perché la regione è diventata un magnete per gli estremisti bianchi che corrono troppi rischi in patria, America e Regno Unito, e preferiscono combattere la guerra santa contro le truppe regolari somale e il contingente Amisom. In Iraq tre giorni fa i qaidisti travestiti da poliziotti hanno disarmato e ucciso 27 poliziotti veri. In Libia gli jihadisti approfittano della debolezza del nuovo governo per rafforzarsi.
I voli di linea stanno evitando di stare troppo nello spazio aereo dell’Algeria per paura dei missili terra-aria in mano ai terroristi. La cooperante italiana Rossella Urru è ancora nelle mani di al Qaida nel Maghreb. E in Nigeria un’ondata di attentati senza precedenti legati agli estremisti sta innestandosi sull’antica divisione tra islamici e cristiani. Al Qaida non è morta ad Abbottabad, ha semplicemente traslocato, si è metastatizzata e ha assunto nuove sembianze.
Italiani e al Qaida nel mondo – [ Il Foglio.it › La giornata ].


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