Il Pronto soccorso diventerà una struttura per pazienti in condizioni gravi o comunque con problemi che si possono curare solo in ospedale.
Oggi le strutture accolgono spesso persone che lamentano lievi malanni. Il risultato è l’intasamento e, di conseguenza, la necessità di attendere ore prima di poter essere visitati. Per di più, si disperdono risorse ed energie, visto che il Pronto soccorso finisce per rappresentare una sorta di calderone e deve occuparsi di problemi che vanno dalla caviglia slogata fino all’infarto. Basti pensare che al Sant’Anna arrivano, in media, 200 pazienti al giorno.
E tre quarti dei casi, come avviene in tutte le strutture, non sono gravi. Mentre un 5% abbondante è rappresentato addirittura da accessi impropri (avrebbero dovuto rivolgersi al medico di famiglia).
La rivoluzione
La Regione ora ha deciso di affrontare di petto la questione, chiedendo agli ospedali di creare ambulatori al di fuori del Pronto soccorso da riservare ai codici verdi (non gravi) e quelli bianchi (impropri). Con un ulteriore giro di vite che prevede la possibilità di assegnare al paziente, al momento della dimissione, il codice bianco al posto di quello verde attribuito inizialmente, il che significa imporgli di pagare il ticket di 25 euro. Il nuovo assetto si concretizzerà entro fine mese all’ospedale di Cantù (per i pazienti non gravi verranno realizzati persino ingressi e uscite autonomi rispetto al Pronto soccorso), poi toccherà al Sant’Anna e a tutti gli altri ospedali lombardi.
