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“Non so se tuo papà avrebbe fatto quello che sto facendo io adesso per lui se fosse capitato a me”. Non è tanto sfiducia in un rapporto affettivo tra due uomini, quanto sfiducia verso il maschile in sé e la capacità di accudimento (e di resistenza) degli uomini. Alla fine ognuno di noi si forma un’immagine (e un giudizio) di uomini e donne in base alle esperienze e alle figure di riferimento che ha avuto. Il padre di mia madre, che io non ho mai conosciuto se non attraverso i suoi racconti, non era né un campione di coraggio né di capacità di provvedere ai bisogni della famiglia, così come mio padre, pur non avendo mai avuto vizi “distruttivi” per sé o per noi, non ha mai brillato per spirito d’iniziativa, per forza o per decisione: non erano le sue le spalle forti su cui appoggiarsi nei momenti di crisi. E non parliamo poi dei mariti delle sorelle, malati di un tipico egocentrismo maschile. Capisco quindi che mia madre non veda di buon occhio la possibilità di affidare la cura del suo unico figlio a un altro uomo.
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