Cassa integrazione guadagni “in deroga” significa sostegno del reddito senza regole, a discrezione dell’assessore regionale (o, più probabilmente, dei suoi funzionari). Questo è il contrario di “previdenza”, di “sicurezza sociale”: perché il sostegno del reddito se è erogato senza regole non è prevedibile, non dà alcuna sicurezza a chi ne avrebbe bisogno. Va bene a seguito di una catastrofe eccezionale, ma subito dopo occorre tornare ad applicare le regole. Cassa “in deroga” significa sostegno indiscriminato, dato alle imprese sane in temporanea difficoltà, ma anche (assai più frequentemente) a imprese che non hanno alcun futuro, in alcuni casi addirittura formalmente fallite o quasi: ha dunque un effetto economico profondamente negativo. Cassa “in deroga” significa concorrenza sleale tra imprese: mentre l’integrazione guadagni legale viene erogata solo a chi la ha finanziata con i propri contributi, quella senza regole è un regalo a chi non ha pagato nulla. Cassa “in deroga” significa porte spalancate all’opportunismo, al clientelismo e persino alla frode più smaccata: al sud viene erogata anche ad architetti, ingegneri e avvocati che si dichiarano “senza clienti”; al centro viene erogata anche ai dipendenti di enti pubblici; al nord al centro e al sud viene erogata anche a “imprese” costituite tre mesi prima, e che talvolta proseguono la propria attività “in nero” con i dipendenti cassintegrati. Insomma: la Cassa “in deroga” costituisce la sintesi dei difetti delle politiche italiane del lavoro
tutto l’editoriale qui Pietro Ichino | PERCHÉ IL GOVERNO NON DEVE CONTINUARE CON LA CIG IN DEROGA.
