Per loro, non si può parlare d’infiltrazione terroristica. Si tratta di un problema più profondo e oscuro, sul quale la società occidentale deve riflettere e che certo ancora deve decifrare, per poi affrontarlo correttamente. Alcuni analisti hanno ribattezzato il fenomeno “individual jihad” per riferirsi a individui che operano senza legami apparenti alle reti terroristiche o alle cospirazioni estremiste strutturate, e che agiscono senza ordini o collegamenti diretti. Il termine “jihad” in questo caso non vuol riferirsi direttamente alla cosiddetta “Guerra Santa” combattuta da Al Qaeda contro l’Occidente, ma più semplicemente alle tecniche del terrorismo che le sono affini.
Se le motivazioni che spingono questi soggetti sono insondabili, è l’accesso a Internet ad aver dato origine al fenomeno: i giovani cercano consapevolmente (o in seguito a suggestioni) una motivazione in rete e, quando la trovano, ottengono anche una “formazione online” per perseguire l’obiettivo. Dunque, la rete è sia lo strumento di auto-reclutamento sia il mezzo di diffusione delle tecniche necessarie a trasformare un proposito in atto pratico. Solo dopo arrivano le armi. Il risultato sono operazioni spontanee che confondono l’intelligence locale e internazionale, e che non permettono di risalire ad alcuna organizzazione. L’individuo è, cioè, geograficamente indipendente.
da un articolo di Luciano Tirinnanzi in http://news.panorama.it/oltrefrontiera/terrorismo-immigrazione-italia
