Trentuno o trentasei nuove regioni a statuto speciale per ‘ridisegnare’ l’assetto territoriale, amministrativo e giuridico dell’Italia, con una riorganizzazione territoriale e un miglioramento dei servizi, a fronte di un abbattimento dei costi. E’ la proposta che la Società geografica italiana ha elaborato, in collaborazione con il ministero per gli Affari regionali e le Autonomie, e che è stata presentata il 10 dicembre alla stampa.
Si tratta di possibili ‘nuovi’ ambiti regionali “che non escludono le dimensioni provinciali e regionali attuali, ma le ridefiniscono in ragione della dinamica degli eco-sistemi urbani quale fondamento della possibile competitività, della coesione economica e della valorizzazione dei contesti territoriali. Il disegno che ne emerge, “suscettibile di un inevitabile dibattito politico, prevede inoltre la definizione di livelli di aggregazione comunale (e non di un accorpamento delle province), volti a perseguire adeguatezza funzionale e sensibili risparmi di spesa”.
Un disegno dell’Italia, quindi, ”in regioni assolutamente autonome che possano legiferare in completa autonomia, in rispetto di quanto previsto dall’art. 5 relativamente alla promozione delle autonomie favorendo il decentramento amministrativo”.

