Ivan Locke sta andando di corsa a Londra: esperto capocantiere, deve abbandonare il lavoro più importante che gli sia passato tra le mani, un’ingente colata di cemento (operazione record a livello europeo) per un palazzo in costruzione; operazione che, all’alba, richiederebbe la sua presenza e la sua responsabilità. E invece deve lasciare tutto nelle mani di un collaboratore (di cui nemmeno si fida troppo), perché è richiesta la sua presenza anche altrove. Da Bethan, una donna praticamente sconosciuta che per sventatezza ha reso madre: e quel figlio che sta per nascere, non voluto, lo costringe a fare i conti con se stesso e con tutta la sua vita. La sua scelta, di esserci comunque pur non provando nulla per quella donna, fa crollare durante il viaggio tutti i capisaldi della sua vita di uomo “normale”, onesto, affidabile: dal lavoro (viene licenziato dal suo capo per l’abbandono del cantiere; ma lui continua a dare istruzioni al suo sottoposto, perché ci tiene che il lavoro sia ben fatto) alla famiglia. Perché quando dovrà dire alla moglie Katrina dove sta andando e perché, non sarà certo una cosa indolore… E cosa capiranno i figli?
Un solo attore in scena per 85’, per una storia che prende lo spettatore man mano e con il passare dei minuti si fa sempre più tesa e avvincente.
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