Il mio nome è Khan – di Karan Johar, 2010

Rizvah Khan, il protagonista di questa storia, è un indiano musulmano affetto dalla sindrome di Asperberger, una particolare forma di autismo che porta la persona a comunicare con gli altri attraverso lo scritto, mentre ha difficoltà nel parlare e nell’intuire le reazioni altrui. Dopo la morte della madre, dalla quale è stato sempre protetto e capito, raggiunge il fratello negli Stati Uniti dove trova un lavoro come rappresentante di prodotti cosmetici. Qui incontra e sposa la bella Mandira madre single di un ragazzo che egli adotta come figlio. Ma, l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001 rompe l’equilibrio della loro felice vita. Il cognome musulmano di Khan procurerà non pochi problemi, anche il ragazzino è preso di mira dai compagni di scuola che un giorno, a motivo del suo essere musulmano, arriveranno a picchiarlo fino alla morte. 
Mandira impazzita dal dolore incolpa della disgrazia il marito e, non riuscendo a perdonarlo, lo manda via di casa. Khan intraprende allora un lungo viaggio attraverso l’America scoprendo le città e facendo i conti con le paure delle persone. Ma non si arrende. 

Cammina senza sosta per incontrare il Presidente degli Stati Uniti e dirgli “Il mio nome è Khan e non sono un terrorista”. Ci riuscirà dopo un lungo e faticoso peregrinare.

da

Il mio nome è Khan – PAOLINE.it.

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